Fondazione Open, nelle mail a Palazzo Chigi le norme «gradite» ai finanziatori

È il decreto di sequestro eseguito dalla Guardia di Finanza il 26 novembre scorso a dare conto di quanto trovato negli uffici di Bianchi. Al «punto 24, fascicolo rosso» è allegata la descrizione dei documenti. E tra l’altro è annotato: «Cartellina bianca intestata “Sblocca Italia emendam” contenente una mail del 25 settembre 2014 inviata dalla segreteria studio Alberto Bianchi e diretta a a.manzione@governo.it avente ad oggetto “emendamento” e come allegato “proposta di emendamento dl sblocca Italia” e lo schema decreto legge misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico per la ripresa delle attività produttive». La destinataria è Antonella Manzione, capo dei vigili urbani di Firenze che Renzi decise di portare a Palazzo Chigi e nominò responsabile dell’ufficio Affari legislativi.

Nello stesso faldone è stata rinvenuta copia di un’altra mail «del 14 aprile 2014 inviata da segreteria studio Alberto Bianchi a luca@matteorenzi.it avente ad oggetto F&B Italiano, dal cui testo si evince che Alberto Bianchi gira una mail di Scordamaglia». Il riferimento è a Luigi Scordamaglia, uno degli imprenditori diventati finanziatori della Fondazione. Gli investigatori stanno adesso esaminando le agende, i bilanci e tutti gli altri allegati alla posta elettronica — alcuni contrassegnati dalla dicitura «Riservato» — proprio per ricostruire i flussi finanziari e le eventuali contropartite.

Uno dei capitoli d’inchiesta riguarda i contatti tra Bianchi e Luca Lotti. Secondo la difesa di Bianchi si trattava di normali interlocuzioni visto che entrambi erano nel cda, ma ci sono numerosi messaggi sui quali i magistrati hanno chiesto ulteriori verifiche perché riguardano presunti interventi legislativi in favore dei finanziatori. Scrive la Guardia di Finanza: «Particolarmente significativo è l’appunto indirizzato da Bianchi a Lotti, datato 12 settembre 2016; in tale appunto Bianchi riferisce di aver avuto 750K “sulla base dell’accordo con Toto” e che riceverà 80K “sulla base dell’accordo con British American Tobacco”; quindi, informa di aver determinato, con l’aiuto del commercialista il netto di 830K (750 + 80) in euro 400.838, somma che dichiara di aver versato per intero alla “Fondazione Open” ed al “Comitato nazionale per il sì”». Il motivo dell’interesse è spiegato nei provvedimenti di perquisizione. «La citata “British American Tobacco” risulta tra i finanziatori della Fondazione Open e tra i clienti sia dell’avvocato Alberto Bianchi, sia dell’associazione professionale. Bianchi ha tenuto costantemente informato Luca Lotti dell’evolversi della pratica, ma anche di altre pratiche afferenti il gruppo Toto».

Controlli e nuove indagini sono stati disposti anche nei confronti di Carrai e in particolare sulle due società in Lussemburgo Wadi Ventures Management, e della Wadi Ventures sea. Scrivono i finanzieri: «Va evidenziato come tali iniziative imprenditoriali (sia quelle lussemburghesi che quelle italiane) sono state avviate e portate avanti in concomitanza temporale con le attività della Fondazione. Le acquisizioni investigative evidenziano l’intreccio tra iniziative imprenditoriali e finanziamenti alla Open». E ancora: «Wadi Ventures risulta destinataria di somme di denaro provenienti, fra gli altri, da investitori italiani gia finanziatori della “Fondazione Open”. Le risorse finanziarie appaiono essere state utilizzate per acquisire partecipazioni in società ancora non individuate».

CORRIERE.IT

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