Sardine, coraggio!
Le sardine sanno però perfettamente che non potranno evitare a lungo lo scoglio cruciale: “dare anche un’identità politica a questo fenomeno”, cioè alla “straordinaria energia” scatenata in un solo mese di esistenza. Chiedono pazienza, perché vogliono arrivarci “attraverso un percorso condiviso” che per essere tale non potrà essere brevissimo, dovrà essere di progressiva “maturazione”. È una pazienza che chiedono “al mondo dei media”, ma che credo dovrebbero chiedere innanzitutto alle centinaia di migliaia di cittadini che erano in piazza san Giovanni, visto che nel loro decalogo avevano scritto “Protagonista è la piazza, non gli organizzatori”, e che quella piazza è straripata perché dai sedicenni agli ultraottantenni si è ritrovata nella bandiera della Costituzione presa sul serio, Costituzione da realizzare, perché fin qui dai partiti che si sono succeduti al governo (anche di “sinistra”) realizzata non è stata.
La pazienza va benissimo. In un bellissimo film di Alain Resnais del 1966, “La guerra è finita”, il protagonista, uno straordinario Yves Montand che interpreta il dirigente del partito comunista spagnolo in clandestinità contro il regime fascista di Franco, ad un certo punto dice ad una giovane compagna impaziente: “La pazienza e l’ironia sono le doti del rivoluzionario”. Sul web circola anche in qualche sito che la frase sia una citazione di Lenin: mi sorprenderebbe, l’ironia non era virtù di cui Lenin abbondasse.
Dunque benissimo la pazienza, visto che si devono coinvolgere possibilmente tutti i partecipanti delle piazze nella “maturazione di una identità politica”, ma questa volontà apre due questioni immediate e ineludibili.
Primo: attraverso quali canali, quali forme, quali incontri, quali dibattiti, tra persone reali e non sul web, quelle centinaia di migliaia di sardine di ogni età potranno diventare protagonisti, dire la loro? Altrimenti il principio che “protagonista è la piazza, non gli organizzatori” rischia di virare a retorica.
E, secondo, i tempi della politica non sempre si possono scegliere. Il comunicato della sardine, benché molto breve, sottolinea più volte l’importanza delle prossime elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria. Due situazioni in bilico, nelle quali una scelta o un’omissione potrebbero significare la sconfitta o la vittoria di quelle forze dell’odio e dell’esclusione contro cui le sardine sono nate.
Una lista civica promossa dalla sardine potrebbe cioè fare la differenza. E se per una manciata di voti dovessero prevalere proprio quelle forze che mai canteranno “Bella ciao” e che detestano la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista (altro che realizzarla), la necessità della pazienza potrebbe davvero lenire anche un poco il rimorso di non aver trovato il coraggio di correre il rischio, certamente grandissimo, di un impegno elettorale?
Perché il rischio è grandissimo, le polemiche sarebbero valanghe, qualche conflitto interno non mancherebbe, e si tratterebbe infine di dar vita a liste civiche in cui le sardine individuino sul territorio le competenze migliori tra quanti condividono i loro principi e valori essenziali, evitando di diventare professionisti della politica. Ma i risultati in queste due regioni saranno decisivi anche e proprio per il futuro del movimento che è appena nato. La regione rossa per antonomasia in mano alla Lega, e la Calabria che non riesce a liberarsi radicalmente dalla politica collusa alla ’ndrangheta, trasformerebbero il mare in cui le sardine si muovono e si riproducono, che a san Giovanni è stato piuttosto un Oceano, in uno stagno sempre meno ossigenato.
Ci sono momenti in cui la pazienza e l’ironia non bastano, e il kairós impone di agire. Sardine, coraggio!
L’HUFFPOST
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