M5s cerca un futuro migliore del (recente) passato
Luigi Di Maio si gioca il tutto per tutto creando attorno sé una struttura organizzativa che nel Movimento 5 Stelle, a parte la breve e infelice parentesi del Direttorio, non c’è mai stata. Alla fine il capo politico cede alle pressioni arrivate dai suoi avversari interni e dopo una lunga attesa e diverse sconfitte elettorali, il Movimento 5 Stelle presenta il “team del futuro” sul palcoscenico del Tempio di Adriano. Alla spalle del capo politico uno sfondo gigante con scritto “Il futuro è ora”, poi si alternano i facilitatori che non risparmiano critiche al Movimento degli ultimi mesi, quello dei mesi di governo. Anche Di Maio in fondo fa mea culpa.
Ma tutto questo il Movimento 5 Stelle vorrebbe lasciarlo alle spalle perché ora “si parla dei prossimi dieci anni. È una sfida enorme”, un’operazione di rilancio che ha come obiettivo uscire dalle secche, sedare i malumore interni di chi ha criticato l’uomo solo al comando e programmare soprattutto i prossimi tre anni al governo. In prima fila accanto a Di Maio ci sono Davide Casaleggio e Pietro Dettori, fondatori dell’associazione Rousseau che hanno piazzato nel team due fedelissime per non lasciare troppa libertà alle correnti e rinsaldare l’asse Casaleggio-Di Maio all’interno del Movimento.
Tra i facilitatori c’è anche Emilio Carelli, il responsabile della comunicazione, che dà già la prima sterzata: “Più volte non siamo stati all’altezza di comunicare. Non siamo riusciti a cambiare i toni e la strategia quando siamo passati dall’opposione al governo. Farò dei corsi, i toni sono importanti. Chiunque può fare qualcosa ma se non viene comunicato è come se non venisse fatto”. Ecco la prima stoccata. Carelli presenta sul palco Paola Taverna “una persona che ho imparato ad apprezzare in questi anni e che stimo. La senatrice pasionaria che si occuperà degli enti locali: “La distanza verrà colmata. Chiedo scusa agli elettori. Bisogna ricominciare dall’ascolto con assemblee fisiche. È importante quel senso di comunità, noi siamo quelli dei banchetti”.
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