Manovra di Bilancio, il governo incassa la fiducia al Senato con 166 «sì» e 128 «no»

Un iter con tempi stretti che hanno lasciato poco spazio al Parlamento, esattamente come avvenne lo scorso anno. Tanto che Matteo Renzi a fine seduta interviene per «chiedere scusa alle opposizioni e al Presidente della Repubblica, che ci aveva richiamati». Ma il leader di Italia viva dice anche altro: «Non neghiamo la fiducia al governo perché per noi il bicchiere è più che mezzo pieno. Ma non è stato un anno bellissimo. Chiediamo un cambio di passo affinché il 2020 sia l’anno della ripartenza. Ne riparliamo il 7 gennaio». Ma non resiste e ne parla subito, con toni preoccupanti per l’esecutivo: «Il governo di unità nazionale immaginato dalla Lega con Draghi è una simpatica tarantella che merita di essere approfondita».

In mattinata si consuma lo scontro tra i 5 Stelle e la presidente Casellati, che dichiara inammissibile la norma sulla canapa industriale insieme ad altre misure, tra le quali la tobin tax e lo slittamento da luglio 2020 al primo gennaio del 2020 della fine del mercato tutelato per l’energia. La presidente dice no alla commercializzazione della cannabis light, vale a dire con principio attivo thc inferiore allo 0,5%. Motivo: è una norma che innova, consentendo non solo la coltivazione ma anche il consumo, e quindi andrebbe in un ddl a parte. I 5 Stelle insorgono. Giuseppe Brescia chiede le dimissioni della Casellati. Per Matteo Mantero si dà un grave colpo agli agricoltori del settore. Meno dura Chiara Gribaudo (Pd), che chiede alla presidente solo di «fugare i dubbi di imparzialità». Anche il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico d’Incà si dice «amareggiato» e spiega che l’emendamento «avrebbe colmato un vuoto normativo».

Duro Riccardo Magi: «È una decisione politica, perché la norma prevedeva l’introduzione di un’imposta, quindi era ammissibile». Più sbrigativo Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia) che urla «drogato» a un senatore del Movimento. Come risposta, Loredana De Petris, di Leu, invita tutti i senatori del centrodestra a fare un test antidroga dopo le vacanze. Stefano Buffagni (M5S) si allarga e sfida Salvini: «Facciamo un test, ma non solo sulla cannabis». Nicola Zingaretti mette invece l’accento sugli aspetti positivi: «È una manovra salva Italia».

Ai lavori assiste, a sorpresa, anche Davide Casaleggio. Il presidente di Rousseau, reduce dalla presentazione del «team del futuro» dei 5 Stelle, si dice ottimista: «Il governo sarà solido». Il Movimento un po’ meno, visto che dopo la fuoriuscita di tre senatori in direzione Lega, ieri altri erano sul piede di guerra. Gianluigi Paragone vota no.

Le opposizioni criticano su tutta la linea la manovra. Per Roberto Calderoli «il governo affonda il Paese in un mare di tasse». Giorgia Meloni e Matteo Salvini sono contenti dello stralcio della cannabis perché, come dice Salvini, anche se non era quella la questione, «tutta la droga fa male». Emma Bonino decide di non votare «questa pseudo farsa indecorosa, come nel 2018».

CORRIERE.IT

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