Durate! Il discorso di Mattarella è l’altra faccia della fragilità del governo

Ecco, “più lontano e più in alto”. E forse le due cose vanno di pari passo, perché per percorrere un tratto di strada più lungo è necessaria la capacità di alzare lo sguardo da terra. È un principio che vale certo per la politica in generale, che sembra aver smarrito le ragioni profonde dello stare assieme, ma non è malizioso o forzato vedere, in queste parole, un’indicazione per la coalizione di governo, priva di un’anima, di un orizzonte, di una visione, smarrita nell’immobilismo delle polemiche quotidiane. Impaludata, come la politica tutta, in un eterno presente: “E invece – dice Mattarella – il futuro è già cominciato, scrive sulle pagine del nostro presente, ci riguarda perché sta cambiando le nostre vite”, in questo cambio d’epoca così vorticoso e inedito. 

Diciamola in modo assai poco quirinalizio e assai poco paludato: il discorso di Mattarella è l’altra faccia della fragilità del governo e dell’incertezza del momento. Neanche al Quirinale si fanno previsioni su quanto dura. Ci si limita alla consapevolezza che, senza un’anima e un’agenda, non dura. Di immobilismo si muore. Ma, al tempo stesso, ecco perché è l’altra faccia della fragilità, il capo dello Stato, nel fornire una possibile traccia dell’agenda del futuro, evita, con grande cura, di affrontare i temi più divisivi. Per carità, il lavoro che manca, il territorio da tutelare, l’Europa da rafforzare, ma è evidente l’attenzione a tenersi lontano dai terreni ad alta intensità politica ed emotiva, dove il manovratore è già incerto di suo e anche un garbato consiglio può diventare uno scossone: banche, risparmio, immigrazione, dove i rilievi, proprio del Colle, ai decreti sicurezza sono caduti nell’oblio perché chi li ha approvati nel Conte 1 ha una certa difficoltà a modificarli nel Conte 2, con buona pace di chi voleva abrogarli. Meglio non parlarne, e questa cautela è essa stessa un indicatore di salute assai scarsa. Unico tema che entra nell’agenda è l’autonomia, forse perché il bravo Boccia è riuscito a incassare un consenso vasto, di tutte le regioni.     

Ecco, voi capite l’incertezza. E anche il preoccupato disincanto di Mattarella che, a quasi due anni dalla fine del suo settennato, teme di concluderlo come mai nella vita avrebbe immaginato, se dovesse cadere questo governo, ovvero affidando un incarico a Salvini a capo di un governo sovranista. Che poi eleggerebbe il suo successore. Con il rischio anche di uno scenario costituzionalmente confuso e delicato se si dovessero indire le elezioni con il vecchio sistema dei mille parlamentari mentre è in attesa di referendum la riforma del taglio dei parlamentari.

Domanda: che succede se una volta indetto il referendum costituzionale il governo salta prima che si celebri? Succede che il nuovo Parlamento sarebbe eletto con l’ordinamento attuale, poi si svolgerebbe il referendum, qualcuno griderà al Parlamento illegittimo, che nel frattempo eleggerà il nuovo capo dello Stato. Politicamente, prima ancora che costituzionalmente, è materia complicata. Mettetevi nei panni di Mattarella. È chiaro che spera nella durata.

L’HUFFPOST

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