L’onda lunga della rottura tra Lega e Movimento Cinque stelle
di Massimo Franco
È difficile sfuggire all’impressione che l’eventuale autorizzazione del Parlamento a processare Matteo Salvini sia figlia della crisi di agosto. L’annuncio di Luigi Di Maio, leader del Movimento Cinque Stelle, che stavolta il suo gruppo voterà sì, è un modo molto grillino per spezzare qualunque sospetto di residuo dialogo col capo della Lega; e anche un segnale chiaro contro il partito che sta assorbendo i parlamentari in rotta con Di Maio.
Palazzo Chigi e vertice del M5S si sono affrettati a precisare che il caso della nave Gregoretti, per la quale Salvini è accusato di sequestro di persona per come la gestì dal Viminale, è diverso da quello della Diciotti. In questo secondo caso, si fa notare, l’intero governo aveva deciso di non fare sbarcare i migranti a bordo; e dunque votò contro il processo. Nel primo, invece, si sarebbe trattato di una scelta del solo Salvini. Per puntellare la tesi, Palazzo Chigi ha diramato un comunicato. Della Gregoretti , si legge, non si parlò mai in Consiglio dei ministri. Dunque, la difesa di Salvini secondo il quale agì «con il consenso di tutto il governo», viene confutata. Ma rimane la domanda su come si sarebbe comportato il Movimento, se invece che all’opposizione la Lega fosse stata ancora sua alleata.
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