L’onda lunga della rottura tra Lega e Movimento Cinque stelle
Insistere sulle differenze rispetto al passato sa di giustificazione giuridica per un comportamento che invece sembra cambiato per motivazioni anche politiche: al di là della fondatezza o meno delle accuse. Un Salvini cresciuto a spese del M5S, e deciso a accelerare la fine della legislatura, è diventato un nemico assoluto. Il pugno duro e l’arroganza ostentati con gli immigrati in nome della sicurezza, stavolta potrebbero ritorcersi contro di lui in un Parlamento ostile: coi grillini in prima fila.
Gli alleati di ieri sembrano i più determinati a mandarlo in tribunale. Con una punta di sarcasmo, Di Maio raffigura il leader leghista come «un po’ impaurito. Mi pare che abbia sempre detto “mi voglio fare processare”. Ora fa la vittima al contrario». Replica: «Di Maio è un piccolo uomo. Mi processeranno? E chissenefrega!». E accusa alcuni magistrati di «uso politico delle inchieste. È una vergogna: rischio 15 anni per avere difeso i confini». Se i toni sono questi, un compromesso sulla riforma del sistema elettorale sembra destinato a naufragare. E l’ ipotesi di un «governissimo» di tutti i partiti, rilanciata dall’ex sottosegretario Giancarlo Giorgetti, appare di colpo lunare. D’altronde, anche la raccolta di firme per un referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari è fatta per allontanare Salvini e Di Maio. Il M5S, terrorizzato dalle urne, indovina un tentativo del Carroccio di cercare alleati e trovare una scorciatoia per le elezioni anticipate.
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