Nave Gregoretti, Salvini accusa Conte: “Il suo sostegno era implicito”
Sono i quattro pilastri difensivi sui quali si basa la memoria difensiva predisposta, anche in questo caso, dall’avvocato e senatrice ed ex ministra leghista Giulia Bongiorno. Entro oggi pomeriggio sarà depositata negli uffici della Giunta per le immunità di Palazzo Madama. La richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal Tribunale dei Ministri di Catania per sequestro di persona sarà discussa già a partire da mercoledì 8, in vista del voto finale del 20 gennaio da parte dell’organismo presieduto da Maurizio Gasparri. Trenta giorni dopo, dunque a febbraio, il pronunciamento definitivo (e a voto palese) nell’aula del Senato. E stavolta, a differenza del predente di un anno fa, l'”indagato” rischia parecchio. Coi 5 stelle schierati a favore, i 140 senatori deel centrodestra potrebbero non bastare (difficilmente i 17 renziani salveranno palesemente il leghista). Stesso equilibrio in giunta: solo 10 su 23 in favore dell’ex ministro.
La vicenda è quella che si consuma tra il 26 e il 31 luglio in ossequio alla linea dei “porti chiusi” imposta dal capo del Viminale. Il quale si occupa del caso – ma questo nella memoria non viene ovviamente sottolineato – durante i suoi giorni di vacanza al Papeete di Milano Marittima. Il senatore Salvini nella sua difesa produce “prove” sulla condivisione, allora, delle scelte sulla redistribuzione dei migranti, nella quale sarebbe stata coinvolta anche la Cei. Tra gli “atti”, la dichiarazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a La7 del 30 luglio: “C’è un dialogo tra i ministeri delle Infrastrutture, dell’Interno e della Difesa (….) Ringrazio il presidente Conte che continua a porre la questione nelle cancellerie d’Europa”. Come dire, Salvini sarebbe stato solo una pedina, pur molto attiva, nell’intera vicenda. Che fu, come si ricorderà una delle più drammatiche nell’estate della “vergogna” italiana.
Nella quotidiana diretta Facebook, stavolta dalla vacanza con la fidanzata sulle nevi di Bormio, Salvini contrattacca: “Lo Stato è come casa mia. Suoni il campanello. Se ti conosco ti apro, ma se scavalchi il cancello ti rimando indietro. Ho fatto il conto in queste vacanze, ho inchieste e processi aperti e se non mi conoscessi mi reputerei un delinquente. Possono processarmi e incarcerami, non me ne può fregare di meno”. Pronto “a rischiare 18 anni di carcere”. Pronto cioè a costruire un’intera campagna mediatica ed elettorale per le regionali da presunta vittima di un “complotto”.
REP.IT
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