“Via un grado di giudizio nel tributario”. Conte vuole far vincere facile le Entrate
Per comprendere meglio è necessario fare ricorso ad alcuni dati statistici. Nei primi 9 mesi del 2019 le commissioni tributarie provinciali e regionali hanno definito circa 160mila ricorsi, mentre ne restano giacenti oltre 360mila. In prima istanza, cioè presso le Ctp, nel terzo trimestre 2019 circa tre ricorsi su 4 andati a sentenza avevano un valore inferiore a 20mila euro. Lo Stato, molto spesso l’Agenzia delle Entrate guidata da Antonino Maggiore (in foto) ha vinto quasi una volta su due (47,4% dei successi), mentre il contribuente ha avuto ragione meno di una volta su tre (28,7%). Presso le Ctr, invece, il contribuente ha qualche chance di vittoria in più (32,6% contro 49,5%). In Cassazione nel 2018 l’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia delle Entrate- Riscossione hanno vinto più di due volte su tre nei confronti del cittadino.
Abolire un grado di giudizio significa, pertanto, rendere più complicato per il contribuente far valere le proprie ragioni, di fatto «invitandolo» o a saldare direttamente la cartella oppure ad avviare una procedura di conciliazione con il Fisco, prassi generalmente più seguita dalle aziende.
Il Consiglio nazionale forense, organismo di rappresentanza dell’avvocatura, si è indignato invocando tanto il rispetto della Costituzione quanto la necessità di fornire al contribuente «maggiori mezzi di prova» vista la disparità con le Entrate.
IL GIORNALE
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