Conte si mette in asse con Merkel
Una posizione che, con modi e toni diversi, sembra fare eco a quella ben più barricadera espressa a caldo da Alessandro Di Battista. Nelli Feroci mette in guardia: “Certo la linea di Salvini, quella di un appoggio incondizionato, è inaccettabile, ma è difficile prendere nettamente le distanze da un alleato come gli Stati Uniti”.
L’analisi di Stefano Silvestri, direttore di Affari Internazionali, è impietosa: “La verità è che negli ultimi due anni l’Italia ha perso punti”. In quest’ottica non è passato inosservato l’appello a tre diffuso ieri da Merkel, Johnson e Macron, che ha di fatto escluso Roma dal consesso dei big europei, “anche se di per sé la richiesta di non uscire dal programma di disarmo nucleare è un po’ poco per rimettere in gioco l’Ue”, dice Nelli Feroci.
Il punto però, secondo Silvestri, è che “ormai la tendenza è quella di escluderci, ed è estremamente complicato recuperare terreno con un governo così debole”. Il direttore dello Iai rincara la dose: “L’esecutivo è troppo introflesso su divisioni interne e problemi di agenda politica per portare avanti una seria politica estera, abbiamo perduto posizioni in maniera evidente”. Il contesto generale, con un’Europa che fatica a ritagliarsi un ruolo da protagonista nonostante l’iniziativa di Ursula Von der Leyen di offrire Bruxelles come mediatore fra Whasington e Teheran, non aiuta. “Conte mi sembra stia tenendo una linea analoga a quella dei principali partner europei – spiega Nelli Feroci – Purtroppo l’appello per una de-escalation è anche l’unica cosa sensata che si possa fare in questo momento”.
Al confine tra silenzio e cacofonia, Manlio Di Stefano, sottosegretario pentastellato agli Esteri, ha caricato a testa bassa “l’ipocrisia europea sul nucleare iraniano”, in un contesto nel quale il Capo del governo ha richiamato a una comune azione comunitaria come bussola con la quale muoversi. “Il rischio concreto – ragiona Nelli Feroci – è quello che anche una situazione così complessa possa divenire il terreno sul quale emergono e si scontrano ulteriori divisioni nell’esecutivo”. Testimoni ne sono i rivoli di polemica che da ambienti vicini a Di Maio scivolano fino a Conte: “Puntano il dito contro Luigi – è il senso del ragionamento – Ma tutti sanno che sono decenni che la politica estera la fanno i capi di governo. Conte che sta facendo?”.
Per Silvestri la mossa più sensata che potrebbe fare il governo per riacquisire qualche posizione nello scenario internazionale è guardare alla Libia: “Anche se è molto difficile parlarci, sarebbe sensato intestarsi un’azione diplomatica nei confronti della Turchia, per cercare di riprendere in mano almeno lo scacchiere libico, che è a noi più vicino e immediato per geografia e interessi”. Concorda Nelli Feroci: “Serve un protagonismo dell’Italia sulla Libia. Perché sull’Iran il nostro, come temo quello di tutta l’Ue, è un ruolo assai più marginale”.
L’HUFFPOST
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