Controllare le escalation è un’illusione. L’errore dell’Iran non va sottovalutato
Stefano Silvestri Consigliere scientifico e Past president IA
É amaro constatare come questo periodo di tensione tra Iran e Stati Uniti abbia favorito l’uccisione di 175 persone innocenti. Non è la prima volta. Nel 1988 l’incrociatore americano Vincennes abbatté per errore un aereo di linea iraniano, uccidendo 290 persone. In ambedue i casi la spiegazione è stata la stessa: gli aerei di linea civili sono stati scambiati per mezzi militari nemici. La tensione può fare scherzi molto brutti quando le decisioni debbono essere prese nel giro di pochi secondi. La tentazione di sparare prima e controllare dopo può rivelarsi irresistibile.
Questo non è un fatto casuale. È molto pericoloso creare situazioni di tensione molto alte e poi affidarsi di fatto alla capacità di singoli operatori di mantenere i nervi saldi ed evitare errori disastrosi. L’abilità di mantenere il pieno e razionale controllo di ogni possibile escalation può molto facilmente rivelarsi un’illusione, e provocare vittime innocenti.
A volte può andare bene. È famosa la storia del Tenente Colonnello Stanislav Petrov, che il 26 settembre 1983, in piena Guerra Fredda, dal suo posto di controllo della difesa aerea di Mosca individuò sul radar cinque segnali di missili balistici in arrivo, ma decise di non lanciare alcun allarme, convinto che fosse un errore del sistema. Aveva ragione, ma se si fosse comportato altrimenti avremmo corso il rischio di una guerra nucleare “per errore”. Cosa sarebbe accaduto se l’incidente avesse avuto luogo durante un periodo di alta tensione?
Oggi tendiamo a sottovalutare il rischio di una guerra globale, anche se in realtà si verificano numerosissime occasioni di violazione dello spazio aereo, incidenti in mare, malfunzionamenti dei sistemi di allarme strategico: tutte cose che potrebbero diventare molto pericolose in un clima di alta tensione.
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