Comunque vada sarà una scossa
Comunque vada, il Verdetto provocherà una fragorosa “scossa” sul Palazzo. Ed è proprio questa posta in gioco che spiega perché appare così ponderata la decisione della Corte costituzionale sull’ammissibilità del referendum Calderoli. Attesa per oggi, slitta di un giorno, segno che la materia non viene sbrigata con la celerità con cui si consuma un esito scontato. Non è la prima volta che occorre un surplus di riflessione: la Corte italiana è un vero conclave costituzionale, dove può accadere che chi entra Papa esce cardinale, nel senso che spesso le decisioni date per scontate si sono capovolte, nel corso della discussione. Ed è accaduto spesso, come in questo caso, che le sentenze si carichino di conseguenze politiche soprattutto quando, come in questo caso, la Corte si trova a supplire all’inerzia della politica.
Parliamoci chiaro: il Parlamento e i partiti hanno avuto sufficiente tempo per legiferare in materia di legge elettorale, dopo che l’approvazione delle riforme costituzionali lo rendevano necessario per dar vita a un sistema più coerente e equilibrato rispetto a quello che si produce col Rosatellum. E invece, ancora una volta la discussione si è avvitata in un pasticcio tutto tattico: quel diavolo di Calderoli che, fiutata l’aria di ritorno al proporzionale che tira, si inventa un grimaldello per far saltare il gioco; la maggioranza che deposita una legge proporzionale all’ultimo minuto per dire ai giudici, in sostanza, “guardate che una legge che mette il paese al riparo da Salvini siamo in grado di farla, dunque bocciate la trovata di Calderoli”. Poi ancora la Lega che, all’ultimissimo minuto, avanza la proposta del ritorno al Mattarellum, messaggio che suona così: “Cari giudici, noi non vogliamo fare un maggioritario puro che regala pieni poteri a Salvini, ma una legge più equilibrata come quella che risponde al nome dell’attuale capo dello Stato e che ha ben funzionato garantendo l’alternanza”.
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