Bibbiano, la piazza contesa dove le sardine sfidano il Carroccio
La contromossa leghista è arrivata appena sbollita la rabbia, con un
ricorso ideato da Gianluca Vinci, parlamentare di Reggio Emilia,
avvocato. Secondo lui, un protocollo firmato tra partiti locali,
questura e prefettura imporrebbe che i comizi elettorali debbano essere
prenotati da cinque a due giorni prima dell’evento. E le sardine non
sono un movimento politico, quindi, non avrebbero diritto di fare quella
richiesta. La patata bollente passa alla prefettura, che dovrebbe
esprimersi oggi. Ma non è escluso un altro colpo di scena. Già
soddisfatte del colpo messo a segno, le sardine infatti potrebbero fare
un passo indietro. Intanto ieri a Barco di Bibbiano, nella sede dei
Comuni della Val d’Enza una voce maschile ha annunciato al centralino il
lancio di una bomba. Gli uffici sono stati evacuati. Era un falso
allarme, ma l’aria pesante invece è vera. Proprio per questo i sindaci
hanno chiesto «buon senso» ai due litiganti, invitando a non fare
nessuna manifestazione.
La piazza contesa è solo il primo di una
serie di sgarbi e colpi bassi che ci accompagneranno al fatidico 26
gennaio. In questo filone la Lega inserisce, citandone «la tempistica
sospetta», un servizio trasmesso ieri da «Piazzapulita», su La7, che
invece sembra semplice giornalismo. «Un contratto a tempo indeterminato
da dipendente comunale, 1.400 euro al mese con quattordicesima… Così
non ti vedo più. Tu sai che è incompatibile con il ruolo da
consigliere… Nicola è d’accordo, ne ho parlato con Alan e mi ha detto
“se a lei va bene, a me va bene”».
L’offerta
Al telefono parla Stefano Solaroli, vicecapogruppo della Lega a Ferrara, noto per aver girato un video dove andava a letto con la sua pistola. È lui a fare l’offerta che prefigura un baratto a spese dei contribuenti, impiego nel pubblico in cambio delle dimissioni, alla consigliera comunale leghista Anna Ferraresi, in rotta con il suo partito dopo la storica vittoria dello scorso maggio. Ci sono due problemi. Il primo è che «Nicola» è il celebre Naomo Lodi, ispiratore nel 2016 della rivolta contro i migranti a Gorino, e oggi uomo forte della giunta comunale. Mentre «Alan» è il nome del sindaco Fabbri, che si dichiara «non a conoscenza» dei dialoghi avvenuti tra i due consiglieri. Il secondo problema è che appena una settimana fa Salvini aveva indicato proprio Ferrara come esempio di una regione dove non lavorano «solo i tesserati, gli amici e i parenti». Mancano nove giorni alle elezioni. E pare di capire che non saranno brevi.
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