Ora gli oppositori di Di Maio guardano a Patuanelli

Sentite un senatore finora mai incasellato quale dissidente: “Patuanelli sarebbe la figura giusta per tenere tutto insieme e fermare l’emorragia che ci sta dissanguando” “E poi – aggiunge sorridendo – se tutto va bene per i prossimi tre anni stiamo al governo. Non ci serve un animale da battaglia, ma un leader calmo come lui”.

Di Maio, impegnato nella complicata partita a scacchi che lo porterà domenica alla conferenza di Berlino sulla Libia, tace. Ma dal suo quartier generale filtra un misto fra minimizzazione e irritazione per le parole che il ministro ha pronunciato in un’intervista a Repubblica. “Credo ci possa essere l’esigenza di arrivare a una guida collegiale del Movimento”, ha spiegato Patuanelli. Un messaggio nemmeno troppo in bottiglia proprio nel senso auspicato dalla corrente di pensiero interna che vorrebbe allargare il campo decisionale interno. Ma è un altro il passaggio che ha fatto sobbalzare le chat dei critici. Eccolo: “La storia del Movimento parla di diritti dei cittadini, di lotta alle diseguaglianze, di ambiente, di diritti dei lavoratori. Il nostro campo è certamente quello riformista”. Proprio la direzione di chi ha in questi giorni propugnato un documento da sottoporre agli Stati generali, insieme alla richiesta di scorporo tra ruoli interni e cariche di governo. Il cellulare del ministro è esploso di messaggi di incitamento e felicitazioni.

Non è una novità che il ministro sia accreditato, anche per indole e una certa affinità di carattere, di un ottimo rapporto con Giuseppe Conte. E non è un mistero che lo sguardo del premier sia rivolto proprio a quell’area riformista cui Patuanelli dice di guardare. La vulgata che si fa sempre più insistente è che l’appuntamento di marzo sarà l’occasione per scegliere una delle tre strade che si offrono al futuro del Movimento. Quella indicata da Patuanelli, gradita a Conte e promossa da Beppe Grillo. Quella voluta da Di Maio, che pur conservando una sostanziale indipendenza guarda al centrodestra. E quella del soli contro tutti, che trova come principale alfiere Alessandro Di Battista, ma che sembra non dispiacere anche a Davide Casaleggio una volta esaurita l’esperienza di governo.

Patuanelli schiva ogni incoronazione. I suoi sottolineano come abbia rimarcato la propria fiducia in Di Maio e abbia indicato come scadenza del suo incarico di capo quella naturale, fra tre anni. Ma le sue parole sono destinate a far cambiare l’inerzia del dibattito interno. Occorrerà, nelle prossime settimane, valutare di quanto.

L’HUFFPOST

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