M5S, Di Maio non sarà più tesoriere La strategia del passo indietro
All’attesa manifestazione pentastellata non sarà presente il premier Giuseppe Conte, che negli ultimi mesi ha riscosso diversi apprezzamenti tra le fila dei Cinque Stelle. Una distanza che in ambienti governativi leggono come implicita. «Gli Stati generali non sono una festa come Italia 5 Stelle, ma un momento di riflessione interna a un partito», commentano fonti di Palazzo Chigi. Intanto si registra un incontro giovedì scorso — non confermato dall’entourage del presidente della Camera — tra Roberto Fico e lo stesso Di Maio.
In attesa che si organizzino gli Stati generali il Movimento continua a vivere di fibrillazioni. Tra lunedì e martedì potrebbero arrivare le espulsioni. «Una decina», sostiene il capo politico. Ma, secondo fonti parlamentari, diversi deputati e senatori sui 35 raggiunti dalle lettere dei probiviri sarebbero corsi ai ripari nelle ultime ore cercando soluzioni «di clemenza». E il numero di «cacciati» potrebbe dunque calare. Domani su Rousseau si voteranno i facilitatori regionali, si sceglieranno i progetti a cui destinare i fondi delle restituzioni e, soprattutto, si decideranno i candidati governatori per le Regionali in Toscana, Puglia e Liguria. Proprio in Liguria ieri c’è stata un’assemblea molto combattuta. Come nelle Marche (dove Di Maio e Danilo Toninelli hanno imposto la corsa in solitaria), si discute della possibilità di allearsi con i dem e le civiche. Una situazione che rischia di diventare paradossale una volta scelto il nome del governatore. In Veneto, invece, il ministro Federico D’Incà ha lanciato la sua proposta all’assemblea: votare su Rousseau — dopo l’esito delle Regionali in Emilia-Romagna — se dar vita a un asse con Pd e liste civiche. I più sono orientati alla corsa in solitaria, ma il sasso gettato dal ministro ha scosso e diviso la platea. Tensioni oramai non più carsiche e che il Movimento, per continuare a esistere, dovrà affrontare.
CORRIERE.IT
Pages: 1 2