Borgonzoni: «Chi mi attacca è maschilista». La sfida di Lucia ai «comunisti»
BOLOGNA Lucia Borgonzoni ha in testa un’idea meravigliosa. «Se scrive una cosa del genere, i suoi colleghi comunisti, quindi tutti o quasi, le tolgono il saluto». La candidata leghista del centrodestra è troppo giovane, beata lei, per sapere l’effetto che fa entrare al suo seguito alla Cesare Ragazzi Laboratories, azienda di eccellenza nel campo tricologico, che ormai porta solo il nome del baffuto fondatore nonché personaggio televisivo di culto negli anni Ottanta. In compenso, ha una tendenza a vedere rosso quasi ovunque, anche se spesso scherza nel farlo notare, come fosse un tormentone.
Lasciare parlare gi altri
Siamo a Zola Predosa, zona industriale, uno dei tanti scrigni produttivi dell’Emilia-Romagna. Il quartier generale della Faac, il colosso di automazione per cancelli e barriere ora di proprietà della curia, è proprio qui accanto. Nel settembre del 2015, quando correva come sindaca di Bologna, Borgonzoni manifestò con Matteo Salvini davanti a quei cancelli. «La gente ci passava davanti che sembravamo invisibili, che avessimo la peste addosso, non ci filava nessuno — ricorda —. Oggi le aziende non si vergognano, e fanno la fila per invitarci, non so più dove mettere gli appuntamenti». Stefano Ospitali, amministratore delegato della Cesare Ragazzi, una cosa da 120 punti di rinfoltimento dei capelli in 25 Paesi diversi, altro che le televendite degli anni ruggenti, la guida nei laboratori dove le operaie, sono in prevalenza donne, cuciono le parrucche.
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