Dopo Di Maio: Di Battista, Patuanelli e (pochi) altri. Le possibili alternative al «regno» di Luigi
Fantascienza, per ora, ma le manovre sono partite da tempo. Alessandro Di Battista è il suo fratello coltello. A giorni alterni i due si giurano amore eterno, per poi lanciarsi frecciate e accuse. L’ex deputato in queste settimane è teoricamente alleato di Di Maio, ma al momento opportuno potrebbe sganciarsi e procedere in autonomia, magari affiancandosi a Gianluigi Paragone, espulso di recente ma lesto nel rivendicare l’amicizia «con Ale» e progetti in comune.
Il fronte più variegato, con i possibili leader alternativi, è quello a sinistra, che si è rafforzato grazie al governo «giallorosso». Naturalmente c’è Giuseppe Conte, premier che ha saputo acquistare autorevolezza e credibilità, pur non essendo organico del Movimento. Ma proprio questa sua posizione da esterno, oltre che il ruolo a Palazzo Chigi, rendono difficile una successione in questa direzione. Tra chi si è molto dato da fare in questi giorni c’è Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico, che è considerato uomo ponderato, serio e vicino al Pd. Difficile, però, che possa conciliare il Mise con il ruolo di capo politico.
Nell’ombra ci sono due personaggi che hanno un grande peso nella storia del Movimento.Roberta Lombardi, movimentista della prima ora, che è stimata e ha concorso alla linea favorevole per la nascita del governo. E Max Bugani, che ha sbattuto la porta della segreteria di Di Maio e ora anche quella di Rousseau. L’attuale capo staff della sindaca Virginia Raggi si contrappone a Di Maio ed è stato uno dei più strenui difensori della linea di non presentarsi in Emilia-Romagna.
Tra i più autorevoli senatori c’è Nicola Morra, che nelle scorse settimane si è dato molto da fare per ridiscutere dell’identità del Movimento, lanciando incontri periodici con i parlamentari. Del resto Morra, presidente dell’Antimafia, è stato forse il primo a parlare di «leadership collettiva», non per attaccare Di Maio ma per aiutare il Movimento. Sulla Calabria è stato durissimo contro il candidato ufficiale M5S.
Difficile che scenda in campo il presidente della Camera Roberto Fico, frontman dei «progressisti». E anche Paola Taverna e la sindaca di Torino Chiara Appendino sono nomi poco spendibili per una leadership. Qualcuno scommette proprio su Vito Crimi. Da membro anziano, diventerebbe reggente. Ma una volta in sella, dicono, potrebbe aver voglia di rimanerci.
CORRIERE.IT
Pages: 1 2