Mahatma Matteo
di Massimo Gramellini
Neanche l’arrivo in tavola di un piatto di sardine pescate da Carola Rackete potrebbe sottrarmi al dovere civile di aderire al digiuno per la libertà di Salvini. La trasformazione di quest’uomo è commovente. Il gourmet che era in lui ha ceduto il passo al guru. Dopo essersi fatto riprendere per mesi nell’atto di abbracciare prosciutti e corteggiare tortellini, ha cambiato modello di riferimento: da Cannavacciuolo a Gandhi, per tacere di Pannella. Già i maglioni neri girocollo da prete lasciavano intuire un approccio più spirituale all’esistenza. Ora il misticismo salvinizzante culmina nell’astinenza digestiva. E non per questioni laterali come l’indipendenza dell’India o la legge sul divorzio, ma per una nobile causa che riguarda l’umanità intera: sé stesso. Che Salvini abbia particolarmente a cuore le sorti di Salvini rientra però nel novero delle cose prevedibili. Più curioso che un’identica attenzione nei suoi confronti accomuni chi lo contrasta.
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