Ostinato, silenzioso, refrattario agli spin doctor

I fatti hanno la testa dura. E, se possibile, Stefano Bonaccini ce l’ha ancora più dura, testardamente ancorato all’autodisciplina della sua giovinezza, a un metodo, a una cultura, dna che nessuno spin doctor riesce a cambiare. Questo senso di “responsabilità” li ha proprio marcati a fuoco i comunisti, anche quando, nell’anno del signore 2020, si ritrovano in lite con la storia. A casa loro. I suoi collaboratori, prima di salire in macchina verso Modena, gli fanno vedere i fuochi d’artificio di Salvini che suona ai campanelli degli immigrati al Pilastro (il quartiere della Uno bianca) per cercare lo spacciatore, le provocazioni della Borgonzoni, una che non la vota neanche il padre, insomma, dicono, “attacca”: “Io – risponde – quel terreno non lo accetterò mai, non mi ci faccio trascinare. Non partecipo a questo imbarbarimento del clima, in cui si può dire di tutto. No, proprio no. Io parlo di Emilia Romagna in modo serio. Punto”.

In fondo, il primo sovranista è lui, “prima gli emiliani, in un certo senso”, accenna un sorriso quando glielo dico: “Beh, se prima gli emiliani significa che voglio che si parli di Emilia e non di Gregoretti, Conte, di Europa, di cose che non c’entrano nulla… L’Emilia non è uno scalpo da agitare sulla politica nazionale”. Poi, di corsa in macchina verso Modena, dopo un confronto con la sfidante nella sede del Resto del Carlino. “Sorridi di più”, è l’unico consiglio che accetta dai suoi. O fa finta, ma per qualche minuto perché l’adrenalina non fa ridere, per il resto fa di testa sua. Senza appunti, senza telefonino, sguardo fisso in camera che trasmette la diretta, postura mai scomposta, imperturbabile ma non freddo, naturalmente educato, questo Bonaccini è, letteralmente, il governo fatto persona. Poco empatico, che è una debolezza, ma anche una forza perché, a un certo punto, non sai più come attaccare uno così, che fa parlare la realtà che ha prodotto, quasi annullando l’io, come se il corpo fosse solo il veicolo di un progetto collettivo. Il governo emiliano: operosità, cacciavite, mai personalismo, discorsi dettagliati sulle politiche concrete più che sulla grande politica, idea che “parlino i fatti”, perché il codice genetico di una regione è più forte di ogni campagna mediatica.

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.