Di Maio lascia: l’alternativa è Patuanelli, Di Battista si scalda
ROMA — Amici e nemici lo considerano un discorso di «candidatura», più che di dimissioni. Ed è evidente come la mossa di Di Maio — con lancio di numerosi sassolini dalla scarpa — sia stata decisa con largo anticipo, sulla scorta di molte pressioni. Il primo a chiederglielo, si racconta nei ranghi del Movimento, è stato Beppe Grillo, che però non avrebbe apprezzato modi e tempi delle dimissioni e che per ora sul suo blog si limita a parlare di «pesticidi a tavola» e di «Gratta e Vinci». Dopo le pressioni, l’ex capo politico ci ha messo oltre un mese a finire di scrivere il suo discorso e, controvoglia, ha deciso di farla finita: ma colpendo duro sui nemici interni e rilanciando con forza la sua leadership.
Il nuovo cerchio magico
Mossa
che non è piaciuta. Ma gli avversari sanno che Di Maio gode
dell’appoggio di Davide Casaleggio e che sta ricreando una corte di
fedelissimi. Il nuovo cerchio magico dovrà servirgli a sostenerlo nella
nuova battaglia che ha intenzione di condurre da qui a marzo. Con le
mani libere. «Ricordiamoci che è il fondatore del Movimento con
Casaleggio», ricorda un senatore. Ed è vero, perché nella nuova
associazione «Movimento 5 Stelle», costituita il 20 dicembre del 2017,
figurano solo due soci, titolari del simbolo e dell’associazione, mentre
Grillo è solo il garante. Con Di Maio ci sono Laura Castelli, Manlio Di
Stefano, Riccardo Fraccaro, Alfonso Bonafede, Enrica Sabatini (ieri
devastata da lacrime di commozione) e soprattutto la sindaca di Torino
Chiara Appendino, molto spinta dai fedelissimi.
La galassia degli
avversari — per ambizioni personali o per divergenze ideologiche — si
trova di fronte l’immenso compito di ricompattarsi per acquistare forza.
Nicola Morra ieri era assente, dopo le polemiche sulla Calabria.
Stefano Patuanelli, considerato forse l’unica vera alternativa, c’era e
ha abbracciato Di Maio. Del resto l’hanno fatto tutti, amici e nemici.
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