Buonanotte Matteo Salvini

di Marco Damilano

Stremato. Gonfio in volto. Gli occhi lucidi. Si presenta così a Bologna, davanti alle telecamere, mentre è già calata da ore la nebbia per la regione e adesso anche per lui. Matteo Salvini parla dodici minuti dopo la mezzanotte, il colorito più blu della felpa sgualcita dai mille giri elettorali.

Questa volta non ha funzionato. «Volevo dare la buonanotte agli italiani che vanno a letto perché domani lavorano», concede, mentre la luce sembra all’improvviso spegnersi anche per il Capitano che-tremare-il-mondo-fa. Aveva promesso di stravincere, invece ha perso, anzi, ha straperso.

Ha perso Salvini, ha perso la campagna sui bambini di Bibbiano, ha perso la furbata di farsi votare dai suoi senatori per essere processato sul blocco della nave Gregoretti, ha perso il citofono, l’orrendo numero mediatico della gogna di una famiglia di origine tunisina, bollata come culla di un presunto spaccio di droga. E ha perso, con lui, il racconto insistito della regione che fu rossa pronta a mutarsi in verde.

Il muro dell’Emilia ha retto l’urto, anche se non è più quello di un tempo. Eppure poteva, se non stravincere, almeno vincere. Cambiando pelle e trasformandosi in moderato, come gli aveva suggerito un emiliano eccellente, il reggiano cardinale Camillo Ruini.

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