M5S, si litiga sulle Regionali. Primo vertice dell’era Crimi
L’assemblea congiunta è stata aperta da Vito Crimi, il reggente. E per quanto rivendichi i «pieni poteri», per usare un’espressione cara a Matteo Salvini, i pensieri di tutti erano per Luigi Di Maio, assente. Perché la sensazione diffusa è che a comandare sia ancora lui. Dietro le quinte, dalla Farnesina, sarebbe Di Maio a muovere i fili del Movimento. Il sospetto è sulla bocca di tutti: sta un passo indietro, perché vuole tornare come salvatore della patria, ricandidandosi dopo gli Stati Generali. Crimi apre l’assemblea caricando i gruppi: «Non siamo finiti, dobbiamo riaccendere la scintilla». Il governo, nel frattempo, si blinda nominando capo delegazione Alfonso Bonafede, uomo vicino a Di Maio, ma che ha un rapporto strettissimo con il premier. Del resto è stato il suo «sponsor», visto che ne è stato l’assistente all’università di Firenze. Bonafede annuncia «determinazione» e «confronto». Scartato Stefano Patuanelli, anche a causa delle sue simpatie per il Pd. No anche a Vincenzo Spadafora, non amato da una parte del gruppo e da Vito Crimi. Il ministro dello Sport ieri è finito nel mirino anche per le nomine, tra le quali quella di Vito Cozzoli, designato come presidente e ad di Sport e Salute. «L’ha nominato Di Maio», spiegano in diversi, segnalando che Cozzoli, uomo molto preparato ma anche discusso, è stato capo di gabinetto del Mise.
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