Dario Franceschini: «Avanti con il proporzionale. Ci sarà un bipolarismo Lega-Pd»
Proporrete quindi ai grillini l’alleanza per le Regionali?
«La loro scelta non sarebbe ideologica, ma i loro voti potrebbero
essere determinanti. Più in generale andrà comunque trovato un accordo,
perché i governi per vivere a lungo devono avere una prospettiva
politica. Ora, è vero che l’attuale governo è nato contro Salvini. E lo
rivendico. Ma se questo è stato sufficiente per farlo partire, non lo è
per farlo durare. Ed è evidente che di qui in avanti le nostre scelte di
governo dovranno avere una funzione propositiva. Penso per esempio al
tema della sicurezza: non ha senso attardarsi a parlare “solo” della
cancellazione dei decreti Salvini. Dobbiamo piuttosto preparare un nuovo
decreto sicurezza, un pacchetto di norme che mostri il modo differente
in cui intendiamo affrontare il problema, dentro il quale ci sia “anche”
l’abrogazione delle norme di Salvini. Senza dimenticare l’esigenza dei
cittadini che chiedono protezione, compresa la protezione sociale».
Nel frattempo però il
premier appare come un semaforo posto al crocevia dei due partiti. E
l’agenda del 2023, di cui lui parla, avanti di questo passo verrà
presentata nel 2023.
«Intanto Giuseppe Conte è un punto di
stabilità, altro che semaforo. Eppoi avevamo detto che la scrittura
dell’agenda di governo si sarebbe avviata dopo le Regionali di gennaio. E
infatti inizierà giovedì».
In attesa di soluzione
restano questioni come Alitalia, Autostrade, ex Ilva: l’unica attività
che non si ferma è quella delle nomine.
«A parte il fatto che
le nomine vanno obbligatoriamente fatte a scadenza di legge, vorrei
ricordare che in questi mesi abbiamo avuto giusto il tempo per scrivere
una Finanziaria definita una sorta di Armageddon. Pareva impossibile, ci
siamo riusciti. Il resto viene adesso. E sarà la vera sfida del
governo».
… Che arriverà al 2023 o in corso d’opera potrebbe essere sostituito?
«Nel rispetto dei ruoli istituzionali, parlando solo sotto l’aspetto
politico, non credo ci sarebbe spazio né per un altro esecutivo né per
un altro premier né per un’altra maggioranza. Ma non c’è un automatismo
in base al quale si arriva a scadenza naturale di legislatura. L’approdo
bisogna conquistarselo, bisogna cioè mostrare qualità nell’azione di
governo, oltre a capire quali saranno le dinamiche dentro il Movimento».
E non c’è il rischio che, a forza di strattonare i grillini per portarli dalla vostra parte, incespichi il governo?
«Non credo ci sia questo pericolo. Certo, i 5 Stelle hanno bisogno di
tempo. Tuttavia è necessario costruire un campo di forze riformiste che,
per usare un lessico da Prima Repubblica, richiami a una sorta di Arco
costituzionale. Bisogna cioè lavorare a una piena condivisione dei
valori».
Dica la verità: si è pentito di aver contribuito a far nascere questo esecutivo?
«Rispondo
così: che sarebbe successo se ad agosto Salvini fosse andato al voto,
avesse vinto e qualche mese dopo — in piena “luna di miele” con
l’elettorato — si fossero svolte le Regionali in Emilia Romagna? Oggi
staremmo vedendo un altro film».
E che film stanno vedendo nel suo partito quanti dicono che con le elezioni in Emilia-Romagna «è tornato il bipolarismo»?
«L’idea che il bipolarismo sia figlio del maggioritario e che il
proporzionale sia il suo nemico, è smentito dalla storia italiana. Per
cinquant’anni, con il proporzionale senza lo sbarramento, la vita
politica del nostro Paese è sostanzialmente ruotata attorno al confronto
bipolare tra Dc e Pci. Con l’avvento del maggioritario, al quale pure
credemmo convintamente, siamo finiti nella frammentazione, nei
ribaltoni, nelle coalizioni disomogenee. In realtà il motore di tutto è
l’azione politica. E ritengo che il proporzionale con uno sbarramento al
5% semplificherà ulteriormente il quadro. E porterà a un bipolarismo di
fatto Lega-Pd, ognuno con i propri alleati che avranno superato lo
sbarramento».
Questa è una risposta a chi nel suo partito, attraverso il tema del bipolarismo, punta a un sistema elettorale maggioritario…
«Ma no, c’è stata solo una lettura un po’ frettolosa dei dati emiliani. L’Italia non è solo l’Emilia».
Dunque l’accordo sul proporzionale raggiunto in Parlamento non si tocca?
«Non capisco perché fermarsi. C’è un’intesa tra le forze di
maggioranza, che in modo più o meno dichiarato piace a una larga fetta
delle forze di opposizione».
Sta dicendo che sottobanco il proporzionale passerebbe con il gradimento di…
«Sto dicendo che serve al Paese».
Un’ultima domanda: non sente anche lei nel Palazzo un tramestio legato ai preparativi per la corsa al Quirinale?
«Mancano ancora due anni. È tempo perso…».
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