Due Stati ma Gerusalemme indivisa: il piano di Trump per il Medio Oriente. Ma Abu Mazen dice no
Il presidente americano ha scritto ad Abu Mazen. Nella sua lettera ha ribadito l’offerta di 50 miliardi di dollari di investimenti per i palestinesi e dettato i tempi parlando di quattro anni per negoziare, un arco di tempo durante il quale verranno congelati gli insediamenti israeliani. Questo a patto che i palestinesi riconoscano definitivamente Israele come “Stato ebraico”, rinuncino al terrorismo e accettino che il loro Stato sia smilitarizzato.
Ieri il capo della Casa Bianca ha incontrato i due leader politici di Israele, il premier Benjamin Netanyahu e il suo rivale Benny Gantz, a cui ha illustrato i dettagli del piano. Secondo le indiscrezioni delle ultime ore, il progetto americano include, tra le altre cose, il riconoscimento degli insediamenti israeliani e l’annessione della Valle del Giordano, un’area agricola che rappresenta circa il 30% della Cisgiordania, oltre al riconoscimento ufficiale di Gerusalemme, città santa anche per i musulmani, come capitale di Israele.
Il premier israeliano aveva detto che se i palestinesi fossero stati davvero pronti a fare la pace con lo Stato ebraico e ad attenersi a tutte le condizioni del piano di pace, Israele sarebbe stato pronto a negoziare subito la pace: “Il piano offre ai palestinesi un percorso per uno Stato futuro. So che potrebbe volerci molto tempo, ma se sono in maniera genuina pronti a fare la pace, Israele ci sarà. È pronta a negoziare la pace. Spero che i palestinesi lo accettino”.
Ma da anche da Hamas è già arrivato il “no”. Il piano, ha detto alla Reuters il portavoce Sami Abu Zuhri ”è aggressivo e provocherà molta ira”. La parte dell’intesa che riguarda Gerusalemme, ha continuato, “non ha senso”. “Gerusalemme – ha proseguito – sarà sempre una terra per i palestinesi. I palestinesi fronteggeranno questo Piano e Gerusalemme resterà sempre terra palestinese”.
Molto duro anche il partito sciita libanese Hezbollah che vede nel piano di pace
dell’amministrazione
americana un modo per “spazzare via i diritti del popolo palestinese”. E
lo definisce “vergognoso” e messo in piedi “grazie alla complicità e al
tradimento di alcuni regimi arabi”.
Sembra che i funzionari statunitensi abbiano cercato di ottenere supporto al piano americano dai paesi arabi e gli ambasciatori degli Emirati Arabi Uniti, del Bahrain e dell’Oman erano presenti martedì. Mentre i rappresentanti dei paesi del Medio Oriente che sono stati fondamentali per gli sforzi di pace del passato – Arabia Saudita, Egitto e Giordania – non hanno partecipato.
هذا ما قد تبدو عليه دولة فلسطين المستقبلية بعاصمة في أجزاء من القدس الشرقية.
Donald J. Trump ✔ @realDonaldTrump
This is what a future State of Palestine can look like, with a capital in parts of East Jerusalem.
Sul fronte internazionale si muove la Russia: Mosca ha esortato israeliani e
palestinesi a impegnarsi in “negoziati diretti” per trovare un “compromesso accettabile” dopo la presentazione del piano di pace messo a punto dall’amministrazione Trump per il Medio Oriente: “Devono cominciare negoziati diretti per raggiungere un compromesso accettabile”, ha detto alle agenzie russe il vice ministro degli Esteri, Mikhail Bogdanov. Il viceministro ha dichiarato che “studierà il piano di Donald Trump” ma “l’importante è la posizione dei palestinesi e degli arabi”.
L’HUFFPOST
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