Cassa integrazione fino al 2023. L’ultima carta del Governo per Ilva

La bozza dell’accordo è pronta. Cinque pagine che puntellano un passo in più, non certo un avanzamento decisivo. Quanto basta, insomma, per continuare a trattare. Ma quello che manca è l’elemento più importante: il placet dei massimi livelli. A 48 ore dalla scadenza fissata dal governo e Mittal sul futuro dell’ex Ilva di Taranto, il punto dirimente è questo: tocca a Giuseppe Conte e al numero uno del colosso dell’acciaio decidere se firmare o meno. Un incontro o una telefonata tra i due sono attesi nelle prossime ore. La chiave è politica, dove per politica si intende la verifica dell’esistenza di una fiducia reciproca. Per conquistare quella dei franco-indiani, il governo è pronto a caricarsi i costi della cassa integrazione per tre anni. 

Una fonte di primissimo livello che partecipa al negoziato in corso tra i consulenti del governo e i legali di Mittal spiega a Huffpost che il lavoro è giunto di fatto a conclusione. Dentro la bozza del nuovo accordo, che aggiorna quello siglato dalle parti il 20 dicembre, c’è scritto che il nuovo corso green dell’ex Ilva partirà dal 2023. La produzione industriale sarà pari a 8 milioni di tonnellate l’anno e lo Stato affiancherà Mittal nella nuova compagine societaria. La questione più difficile da risolvere è quella degli esuberi. La partita, qui, è ancora in stand-by, ma ha già una direzione ben chiara. È contenuto in questo passaggio l’impegno del governo a pagare la cassa integrazione a quei lavoratori che rimarranno fuori dall’impianto fino a quando non debutterà il nuovo corso. Fino al 2023 serviranno meno lavoratori rispetto agli attuali e l’esecutivo è pronto a sostenere i costi di questo passaggio, a patto però che ci sia poi un riassorbimento all’interno dello stabilimento. Per dirla in tre parole: zero esuberi dal 2023 in poi. Mittal, però, vuole tremila esuberi strutturali, cioè uscite definitive. Il governo ha preso consapevolezza che pagare la cig potrebbe non bastare e, come anticipato da Huffpost, è disposto a rompere il tabù degli esuberi. A una condizione. Prima si firma il nuovo accordo dove c’è scritto zero esuberi e poi si apre una trattativa con i sindacati. 

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