Londra, la festa di Boris Johnson «Non è la fine, ma un nuovo inizio»
«L’alba di una nuova era», l’ha salutata il primo ministro Boris Johnson nel discorso trasmesso in tv poco prima che scoccasse l’ora fatidica (la mezzanotte in Italia, le 23 Oltremanica). Un discorso che non ha cercato la celebrazione di una vittoria — per quanto perseguita fino allo spasimo — ma ha puntato a guardare alle sfide del futuro: «Non la fine, ma un inizio». Partendo proprio dal riconoscimento che la Brexit ha causato divisioni profonde nella società britannica: «Per molti questo è un momento di speranza, ma ci sono tanti che provano un senso di ansia e di perdita», ha ammesso Johnson. E dunque il suo obiettivo dichiarato è riunire il Paese e andare oltre.
Non tutto dell’Europa è da buttare a mare: Johnson ne ha riconosciuto la «forza» e le «ammirevoli qualità». Ma il problema è che la Ue «si è evoluta in una direzione che non va più bene al nostro Paese». Nonostante ciò, «vogliamo che questo sia l’inizio di una nuova era di cooperazione amichevole fra la Ue e una energica Gran Bretagna, una Gran Bretagna che è simultaneamente una grande potenza europea ma veramente globale nel suo raggio e nelle sue ambizioni». Belle parole, belle speranze. Ma forse il senso di tutto lo dava la copertina dell’Economist di ieri mattina, col il transatlantico britannico che salpa sotto il titolo: «Verso l’ignoto».
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