Appoggio esterno al governo: ora Matteo Renzi ci pensa
di Francesco Verderami
Scongiurato il rischio di elezioni, nel Palazzo inizia la ricreazione. Di qui in avanti, nella maggioranza come all’opposizione, tutti si sentiranno con le mani più libere: prenderanno corpo le manovre (e i regolamenti di conti) che porteranno al riassetto del sistema, con la prospettiva che fra tre anni la geografia politica sarà cambiata, specie se il Parlamento avrà varato nel frattempo la legge elettorale proporzionale.
La stabilità della legislatura non coincide però necessariamente con la stabilità dell’attuale governo, che Conte dovrà conquistarsi giorno per giorno. Perciò, prima di siglare un accordo con i suoi alleati sull’«Agenda 2023», il premier deve cercare un’intesa sul «Milleproroghe 2020», che contiene un paio di emendamenti insidiosi, sulla prescrizione e le concessioni autostradali. Lo scontro sul decreto avvenuto ieri tra i partiti di maggioranza — con Italia viva che ha preso le distanze dal resto della coalizione — è il segnale che qualcosa potrebbe presto succedere. E la natura dei contrasti va oltre i rilievi tecnici.
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