Brexit e il dilemma del mare blu

  «The deep blue sea» mi ha colpito, e non solo perché gli attori sono perfettamente nella parte: c’è l’Inghilterra con i suoi amori detti a metà, Londra affaticata del dopoguerra, Notting Hill decadente, case bianche, giardini, scarsa manutenzione e poco riscaldamento. La città e il periodo raccontati anche da Graham Greene. La città da allora è cambiata, ed è destinata a cambiare ancora: ma non sappiamo come.

  Non credo che Ranieri e Zingaretti abbiano pensato a Brexit, quando hanno deciso di riportare in scena quel testo. È una coincidenza, e le coincidenze – si sa – sono segnali. Il Regno Unito è davvero «between the devil and deep blue sea», oggi. Il dilemma non è finito con Brexit. Il dilemma, per Londra, è decidere cosa essere: un rifugio per ricchi sfrenati e capitali opachi, o un’ispirazione per l’Europa, cui appartiene.

  Non so come andrà a finire, nonostante la lunga frequentazione. Sono certo, però, che ne uscirà ottimo teatro e grande letteratura: l’inquietudine rende, artisticamente. È la soddisfazione compiaciuta che non produce niente.

CORRIERE.IT

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