Assedio navale

Due accuse per sequestro di persone. Due potenziali processi da semplice cittadino senza l’ombrello ministeriale. Matteo Salvini è sotto assedio. Bocciata la spallata, bocciata la strategia del citofono, bocciata la speculazione sui bambini di Bibbiano, eccolo allora sempre più solo, sempre più sconfitto, ma soprattutto con un’altra grana giudiziaria da affrontare nel corso della lunghissima traversata nel deserto. E con i suoi che per la prima volta escono allo scoperto ostentando una preoccupazione che fin qui non si era mai registrata. “Ci mancava solo l’Open Arms. Adesso si complica tutto”, avverte un pezzo da novanta del leghismo.

La seconda tegola che grava sul leader della Lega rimanda all’agosto scorso quando 164 migranti rimasero per 19 giorni a bordo della Open Arms alle coste di Lampedusa. Anche questa volta i magistrati gli contestano in qualità di ministro dell’Interno non solo la permanenza in mare subita dagli immigrati ma anche il fatto di aver ignorato l’emergenza sanitaria a bordo e di avere vietato lo sbarco. Il tribunale dei ministri di Palermo ha chiuso la sua indagine con dieci giorni di anticipo chiedendo alla Procura di Palermo di avanzare una richiesta di autorizzazione nei confronti del leader della Lega. Si ritiene che la decisione presa nella sua veste di ministro riguardò la sfera amministrativa e non quella politica e di conseguenza non sarà coperta da immunità.

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