Prescrizione, l’ira di Bonafede (che rischia il «liberi tutti» in Aula)

Un escamotage per evitare il veto leghista in consiglio dei ministri; dopodiché in aula il partito di Salvini disse sì in cambio dell’appoggio grillino alla riforma della legittima difesa, ottenendo l’entrata in vigore posticipata di un anno per avere il tempo di approvare interventi utili ad accelerare i processi e disinnescare la «bomba atomica» paventata dall’allora ministro del governo Conte 1 Giulia Bongiorno. Pd (con Renzi ancora dentro) e Leu votarono contro.

Poi Salvini decretò la fine di quella maggioranza, e la riforma del processo penale targata Bonafede è rimasta lettera morta. Ora il Guardasigilli l’ha riproposta ai nuovi alleati di governo, con ulteriori modifiche per sveltire i tempi della giustizia: è il «cantiere aperto» evocato ancora ieri dal ministro, al quale Pd, Iv e Leu stanno collaborando. La prescrizione rimane però un problema a parte, sebbene Bonafede lo consideri automaticamente risolto una volta garantiti procedimenti più snelli e veloci. Peccato che gli alleati non la pensino così. Anche perché il Pd aveva fatto approvare nella scorsa legislatura una norma che concedeva altro tempo per la celebrazione dei processi d’apppello e in Cassazione, interrompendo per tre anni il decorso della prescrizione, ma quella riforma fu soppiantata dall’emendamento Businarolo prima di mostrare i suoi effetti.

Ora la mediazione di cui il premier Giuseppe Conte s’è fatto direttamente garante è arrivata al «lodo» che prevede la sospensione sine die della prescrizione solo per i condannati in primo grado, e non anche per gli assolti; per Bonafede sembra il massimo delle concessioni possibili, gli altri chiedono ulteriori aggiustamenti. C’è chi sostiene che questa soluzione sia incostituzionale, ma non è detto che sia effettivamente così. Il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, ad esempio, ha chiaramente invitato a lavorare nella direzione già imboccata, evidentemente considerandola non contraria ai principi della Costituzione. Gran parte dei magistrati che hanno appena inaugurato il nuovo anno giudiziario hanno ribadito perplessità o esplicita contrarietà al «fine processo mai». Oltre agli avvocati, che hanno già fatto tre scioperi e annunciano nuove battaglie.

E’ soprattutto il Pd, stretto fra gli «opposti estremismi» di Bonafede e di Renzi, a chiedere che alle dichiarazioni di disponibilità al dialogo il ministro faccia seguire un atteggiamento meno intransigente. E arrivati al punto in cui le divisioni degenerano in scontro aperto, non può che essere il presidente del Consiglio a spingere il Guardasigilli verso un ulteriore passo verso le richieste degli alleati. Altrimenti si annuncia il «liberi tutti» in Parlamento, dove giacciono almeno tre proposte (Forza Italia, Pd e Iv) per cancellare la riforma Businarolo-Bonafede. E dove ognuno potrà rivendicare scelte autonome visto che nel programma del Conte 2, al capitolo giustizia, non è scritto che la nuova prescrizione non possa essere toccata.

CORRIERE.IT

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