Stato dell’Unione, Donald Trump: «Il meglio deve ancora venire»
di Giuseppe Sarcina
Del terzo discorso sullo «Stato dell’Unione» pronunciato da Donald Trump, martedì sera 4 febbraio, rimarranno due immagini. La prima: il presidente consegna il testo a Nancy Pelosi. La Speaker della Camera tende la mano. Ma Trump la ignora e si volta verso l’emiciclo. Dopo un’ora e mezza ecco il secondo momento memorabile. Trump ha appena terminato lo “speech”; Pelosi afferra i fogli, li mette in ordine come per rimetterli nella cartellina, ma li strappa platealmente e poi li getta sul tavolo. Non sono dettagli secondari. Tutt’altro. I gesti hanno espresso quello che non si è sentito nelle parole. O meglio, aprendo la seduta, Pelosi è stata troppo sbrigativa, senza neanche uno degli orpelli prescritti dal protocollo. Anziché formule tipo «ho l’onore, il privilegio di introdurre il presidente», ha detto semplicemente: «Ecco il presidente degli Stati Uniti». L’impeachment ha avvelenato lo scontro tra democratici e repubblicani e, in particolare, tra il leader della Casa Bianca e la Speaker della House.
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