Brexit, è scontro con l’Ue sulla pesca: le ricche acque inglesi fanno gola ai pescherecci europei. E la trattativa con Boris Johnson è in salita

Pescato suddiviso in aree di pesca dei paesi membri dell’Ue – Eurostat

Come mostrano i dati di Eurostat, su un totale di 5,3 milioni di tonnellate di prodotto pescato nel 2018 a livello comunitario, il 75,5 per cento è relativo a quella porzione dell’Oceano Atlantico. Se si escludono Norvegia e Islanda, non essendo membri dell’Ue, gli stati che hanno pescato di più in quell’area sono Danimarca (787 mila tonnellate di peso vivo), Regno Unito (quasi 690 mila), Francia (435 mila), Olanda (393 mila) e Spagna (305 mila). Ma mentre la quantità raccolta nelle reti britanniche diminuiva tra il 2017 (718 mila) e il 2018 (-3,9 per cento), quella francese, tedesca e olandese aumentavano rispettivamente dell’8,75 per cento, del 20,18 per cento e del 16,25 per cento.

Stato/Anni20172018
Norvegia2.218.274,092.278.812,9
Islanda1.176.5381.259.169
Danimarca901.939787.072
Regno Unito717.551,172689.851,302
Francia400.061,633435.432,474
Olanda327.311,97393.272,291
Spagna351.119,59305.388,93
Germania202.573,31235.741
Svezia221.822,78214.970,291
Polonia156.644,7168.547,835
Finlandia162.016,73155.163,361
Portogallo131.722,65135.140,7707
Estonia74.903,10978.119,342
Lituania28.992,3431.784,242
Belgio24.366,322.721,5
Unione europea a 28 (2013 – 2018)4.016.968,175:
Unione europea a 27 (dal 2020)3.299.417,0027:
Bulgaria::
Irlanda246.759,52:
Grecia::
Croazia::
Italia::
Cipro::
Lettonia69.183,37:
Malta::
Romania::
Slovenia::
Turchia::

Area dell’Atlantico nord orientale, pescato in tonnellate di peso vivo – Eurostat

Il capo negoziatore dell’Ue Michel Barnier ha messo subito le cose in chiaro: l’Unione è pronta a offrire un trattato commerciale “molto ambizioso”, senza dazi o quote che gravano sulle merci vendute nel mercato unico. Tuttavia, quest’offerta ha una contropartita. In primo luogo, il rispetto di comuni standard ambientali, sociali e in termini di aiuti di stato, in modo da evitare qualsiasi tipo di concorrenza sleale. Secondariamente, nell’intesa più generale che disciplinerà i rapporti tra l’isola e l’Ue dovrà essere inserito anche un accordo specifico sulla pesca che, nel quadro di un sistema di quote, consentirà ai pescatori britannici di lavorare nelle acque comunitarie e ai colleghi europei la possibilità di operare in quelle inglesi: la stessa reciprocità dovrà valere anche per l’accesso dei prodotti ittici nei rispettivi mercati.

Classifica dei paesi Ue per pescato e aree di pesca – Eurostat

Non certo musica per le orecchie di Boris Johnson, che proprio sullo sfruttamento dei mari che bagnano le coste del Regno ha ambizioni completamente diverse. Si tratta di una risorsa importante e il premier conservatore ha già dato l’impressione di voler restituire alla Gran Bretagna il potere di decidere chi potrà pescare nelle sue acque e a quali condizioni.

Con un comunicato del 29 gennaio, il governo ha illustrato il suo Fisheries Bill, un provvedimento che prescrive l’uscita del Regno Unito dalla Politica comune della pesca alla fine del periodo di transizione (dicembre 2020). In sostanza, il testo vuole porre fine all’attuale sistema automatico che conferisce il diritto di accesso alle imbarcazioni comunitarie nelle acque britanniche per motivi di pesca: in futuro, questo accesso dovrà essere negoziato con le autorità britanniche sulla base di nuove norme che le flotte straniere saranno tenute a rispettare. Un punto rimarcato dallo stesso Johnson che, nel delineare la sua visione sul futuro assetto delle relazioni tra Regno Unito e Ue, ha spiegato che “la Gran Bretagna diventerà un stato costiero indipendente alla fine del 2020 e qualsiasi accordo deve riflettere questa realtà. Il paese, come Norvegia, Islanda e le isole Faroe, avrà negoziati annuali con l’Ue per definire l’accesso e la pesca nelle sue acque, e considererà un meccanismo per garantire la cooperazione in tutte le questioni relative all’attività ittica”.

BUSINESS INSIDER

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