Sanremo 2020, il monologo di Rula Jebreal: “Brutalizzata e stuprata, mia madre si è voluta liberare del suo corpo”

“Mia madre ha perso il suo ultimo treno quando io avevo 5 anni: si è suicidata, dandosi fuoco. Il suo corpo era qualcosa di cui voleva liberarsi perché era stato il luogo della sua tortura. Brutalizzata e stuprata due volte: la prima da un uomo a tredici anni, la seconda da un sistema che non le ha permesso di denunciare. Le ferite sanguinano molto di più quando nessuno ti crede”, ha raccontato. 

Con occhi lucidi e voce ferma, Rula Jebreal ha proseguito il monologo. ”È il momento che le parole diventino realtà. Per farlo dobbiamo lottare e urlare da ogni palco, anche quando ci diranno che non è opportuno. Io sono diventata la donna che sono grazie a mia madre e a mia figlia, che è seduta lì tra il pubblico. Amo le parole. Ho imparato, venendo da un luogo di guerra, a credere che le parole possano essere strumento per rendere il mondo un posto migliore”.

Questo il commovente discorso della co-conduttrice di Sanremo, che ha aggiunto: “Parlo agli uomini: lasciateci essere quelle che vogliamo essere, indignatevi insieme a noi. Domani chiedetevi pure come erano vestite le conduttrici di Sanremo, come era vestita Rula Jebreal. Ma non chiedetevi mai com’era vestita una donna quando è rimasta vittima di stupro”. “Nessuno ci tolga il diritto di addormentarci con una favola. Non dobbiamo più avere paura – ha tuonato – noi donne vogliamo essere libere nello spazio e nel tempo, essere silenzio e rumore. Vogliamo essere musica”. 

Un monologo per ricordare che la violenza sulle donne è “un’emergenza nazionale, ma anche internazionale”, un dramma che riguarda tutti. “Un tema apartitico e culturale importante”: queste le parole usate dalla stessa Jebreal in conferenza stampa a Sanremo 2020. 

Giornalista e scrittrice, consigliera del presidente Macron per il gender gap, analista di politica estera, docente di diritti umani presso l’Università di Miami, la Jebreal aveva preannunciato che col suo monologo avrebbe detto “cose mai confessate” neanche a se stessa “fino ai 40 anni”.

La giornalista palestinese si è sempre distinta per il suo impegno civile e, presentando un monologo sulla violenza di genere, ha trattato un argomento che la tocca da vicino. Come raccontato sul palco dell’Ariston, la madre di Rula Jebreal si suicidò quando lei aveva solo cinque anni a causa degli abusi subiti in giovane età. “Mia mamma si è tolta la vita dopo un’infanzia di violenze tra i 13 e i 18 anni. Nessuno le aveva creduto per salvare l’onore della famiglia”, aveva detto la giornalista in un’intervista a Vanity Fair. 

Durante la conferenza stampa dedicata alla prima serata del Festival, Rula Jebreal ha annunciato che metà del suo compenso sanremese sarà destinato alle attività di Nadia Murad, attivista irachena yazida Premio Nobel per la Pace 2018. La Nurad è stata vittima di rapimento e stupro dal parte dell’Isis.

L’HUFFPOST

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