M5S di piazza e di governo. La partita di Di Maio riparte da vitalizi e risparmi

È Di Maio dunque a rilanciare gli storici cavalli di battaglia, con un comportamento più da opposizione che da partito di governo, fino ad arrivare – in ambienti grillini – a sottolineare più e più volte che sono stati gli attivisti a chiedere un ritorno in piazza. Passaggio di non poco conto che serve dimostrare che il Movimento è tornato a parlare con i territori. In tutto ciò c’è anche chi, nell’ala governista, teme che la mossa possa essere un boomerang e che l’iniziativa possa indebolire la maggioranza.

“È una piazza da exit strategy”, l’ha definita qualcuno, nel senso che dovrebbe servire al Movimento per uscire dalla palude, ma al momento non è ancora stata fissata la data degli Stati generali, né il luogo e non è ancora chiaro neanche quale saranno le ‘regole d’ingaggio’.

Ieri, durante l’assemblea di gruppo, diversi parlamentari hanno chiesto che la discussione su come organizzare la kermesse venga impostata dal basso, che si recuperi con l’evento il contatto con il territorio, che si decida anche sul tema delle alleanze. Ma il percorso degli Stati generali, secondo quanto ha spiegato Danilo Toninelli durante l’incontro, sarà gestito dai vertici pentastellati, ovvero dal reggente, dai coordinatori nazionali e dai facilitatori.

In molti hanno espresso più di qualche dubbio sulla presenza dietro i banchi della presidenza di Enrica Sabatini, ritenuta il braccio destro di Casaleggio che ha assunto le deleghe di Coordinamento e Affari Interni. Proprio in un momento in cui un’ala dei pentastellati vuole riportare la piattaforma Rousseau sotto il controllo del Movimento. Del resto un mese fa un documento sottoscritto da alcuni senatori M5s sottolineò come la piattaforma venisse considerata un corpo estraneo.

Comunque sia, il dubbio amletico è sempre lo stesso: chi sarà il capo politico per il dopo-Di Maio. Un nodo che non sarà sciolto neanche agli Stati generali, che saranno dopo Pasqua, come annunciato dal ministro D’Incà. Ciò significa che il capo politico o un nuovo direttorio sarà eletto non prima di maggio o giugno. Intanto si guarda sempre di più alle mosse del ministro degli Esteri che continua a difendere la cosiddetta ‘terza via’ e al posizionamento degli altri ‘big’, a partire da Alessandro Di Battista. Ma non solo, anche il ministro Stefano Patuanelli e Paola Taverna stanno giocando la loro partita. Partita che Di Maio vuol interrompere accaparrandosi, tanto per iniziare, la piazza del 15.

L’HUFFPOST

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