Sanremo 2020, la terza serata: cosa è successo. Dall’amore secondo Benigni a Ronaldo in platea
Un inno all’amore. Benigni cattura l’attenzione del Festival con la sua affabulazione poetica, con la sua energia unica, con un monologo solo da ascoltare, con un messaggio universale: «L’amore è l’infinito messo alla portata di ognuno di noi. Non c’è vita umana che almeno per un momento non sia stata immortale, e lo sapete tutti. Il miracolo dell’amore riguarda tutte le coppie che si amano: uomo e donna, donna e donna, uomo e uomo».
È il Cantico dei Cantici, il brano della Bibbia che il comico premio Oscar ha voluto portare al Festival perché «è la canzone più bella che sia mai stata scritta nella storia dell’umanità, ogni parola è un diamante, è un dono che ci arriva da 2400 anni fa, un regalo di estrema bellezza. È una canzone che parla di amore fisico, di due giovani che si amano, ardenti, sinuosi, voluttuosi, erotici».
Benigni racconta, a tratti con emozione, la genesi di questo canto: «Ci deve essere stato un momento di distrazione, perché nella Bibbia a un certo punto si parla di corpi nudi e frementi, di erotismo e baci. Parole che imbarazzavano e che andavano giustificate: si diceva che l’autore era Salomone o che il testo sottintendeva interpretazioni metaforiche. “Lui passa tutta la notte tra i seni di lei”: spiegavano che si trattava solo di simboli, sostenevano che lui fosse Dio e lei fosse la Chiesa e i seni le sue cupole. Tutto per tenere nascosto il messaggio d’amore potente che questo cantico portava con sé.
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