Coronavirus, stop ai voli, un caso nel governo: bloccati in Cina 600 italiani

Sono rimasti bloccati in Cina dopo la decisione del governo italiano di sospendere i collegamenti aerei diretti. E adesso si appellano al governo affinché li riporti a casa. Sono almeno 600 gli italiani in attesa di rimpatrio e tanto basta per creare tensioni all’interno del governo. Perché la scelta di «chiudere» — presa una settimana fa subito dopo la notizia di due coniugi cinesi ricoverati all’ospedale Spallanzani per aver contratto il coronavirus — sta ormai creando numerosi disagi. E soprattutto non fornisce alcuna garanzia ad impedire che persone contagiate varchino la frontiera. Anzi. Chi ha fretta di rientrare opta per i voli che fanno scalo in altri Paesi e di fatto sfugge ai controlli obbligatori soltanto per chi proviene dalla Cina. Ecco perché alla Farnesina si sta cercando di pianificare alcuni voli speciali che — seguendo cautele particolari — possano far tornare chi era partito per motivi di lavoro o per vacanza e mai avrebbe immaginato di essere costretto a rimanere. Ma ci si scontra con le resistenze del ministro della Salute Roberto Speranza che aveva sollecitato il premier Conte a dichiarare il blocco, convinto sin dall’inizio che fosse la misura più efficace. Già questa mattina potrebbe dunque essere convocata una nuova riunione tecnica per valutare una serie di deroghe allo stato di emergenza decretato il 31 gennaio e così avviare il rientro dei primi connazionali.

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