Prescrizione, la tela di Conte per frenare i renziani: stavolta non possiamo dargliela vinta
«Noi vogliamo la sospensione della prescrizione e terremo la barra dritta», si è sentito rispondere il capo del governo dai «big» del piccolo partito che, a colpi di strappi, sta tenendo in ostaggio l’esecutivo. Con Matteo Renzi, è noto, Conte non parla. Non perché non voglia, ma perché sa che il suo predecessore a Palazzo Chigi è determinato a restare con le mani libere. Dunque la mediazione del giurista pugliese ha due canali, la ministra Teresa Bellanova, capo delegazione di Iv, e il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato. A entrambi l’avvocato ha provato a spiegare cosa abbia significato per il Guardasigilli Alfonso Bonafede accettare una sostanziosa modifica alla «sua» prescrizione e mandare giù l’accordo sul cosiddetto «lodo Conte», che blocca la prescrizione per i soli condannati in primo grado. Ma i renziani non cedono, sono convinti che il governo stia «sbagliando clamorosamente» e che l’intesa tra Pd, M5S e Leu sia incostituzionale. «Non vedo spazi di mediazione – confida preoccupato un autorevole esponente del governo che ha parlato con il premier -. Quando la prescrizione arriverà in aula si andrà allo scontro e ognuno si assumerà le proprie responsabilità». Il che vuol dire che Matteo Renzi dovrà decidere se votare o no la fiducia al governo, a costo di aprire la strada alle elezioni anticipate.
Altri colpi di scena non sono esclusi, ma Conte ha confidato ai ministri più leali che questa volta darla vinta a Renzi proprio non si può, perché «non siamo più ai tempi di Prodi e Mastella, quando un partito del 2% teneva in scacco il governo». E chissà che un giorno di questi il premier non si stanchi di mordersi la lingua e non dica pubblicamente quel che pensa. Intanto i renziani si sono convinti che Conte si sia messo in testa di buttarli fuori dal governo e sostituirli «con venti responsabili di Forza Italia, pronti a turarsi il naso pur di restare in Parlamento». Comprensibile – in questo clima e con i tavoli per la verifica di maggioranza al debutto – che non sia ancora partita la convocazione per il Consiglio dei ministri di domani, sul cui tavolo è attesa la riforma del processo penale. I due provvedimenti dovevano arrivare insieme, ma lo scontro con Iv ha «congelato» il decreto sulla prescrizione. Il governo dovrà trovare un altro strumento parlamentare con cui portare il testo in aula e l’alambiccarsi dei tecnici conferma quanto alta sia la tensione tra i partiti. Se in commissione il «lodo Conte» sulla prescrizione sarà dichiarato ammissibile diventerà un emendamento al Milleproroghe, altrimenti si tornerà al decreto.
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