Egitto, studente Unibo arrestato e torturato. “Istiga al terrorismo”

Le accuse a Zaki “sono quelle tipiche che il governo egiziano rivolge agli attivisti politici. Ora rischia una lunga detenzione, e di subire torture“.

Il giovane adesso è detenuto nel commissariato della sua città, Mansura, a sud-est di Alessandria: ha potuto vedere un avvocato, si apprende, ma non la sua famiglia. Nei suoi confronti è stata emessa un’ordinanza di carcerazione di 15 giorni, per “permettere lo svolgimento delle indagini, ma è una misura che si può rinnovare più volte: altri attivisti politici sono detenuti così da tre anni”, fa sapere Amnesty. E il caso di Zaki non può che ricordare quello, conclusosi tragicamente, di un altro ricercatore italiano, Giulio Regeni, trovato morto al Cairo in circostanze misteriose, nel 2016. “Si faccia qualcosa prima che la storia si ripeta”, attaccano ora dalla Iniziativa egiziana per i diritti umani, ma anche dall’Università di Bologna, dove gli studenti si sono subito attivati per chiedere a gran voce la scarcerazione di Patrick. Sul sito Change.org una petizione a riguardo ha raccolto più di 1.500 firme in poche ore. “Questo è un fulmine improvviso per l’Università – si fa sapere dall’Alma Mater –. Lo studente non era là per un incarico universitario”. A quanto si apprende da fonti della Farnesina, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, segue con attenzione, attraverso l’ambasciata al Cairo, la vicenda dell’arresto di Zaki. 

IL RESTO DEL CARLINO

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