Una rete piena di gamberi e plastica: ecco cosa si pesca ogni giorno nei nostri mari
«Abbiamo rifatto quattro anni dopo la stessa giornata di pesca a bordo del peschereccio Zeus, a 20 miglia dalla costa tra Gallipoli e Marina di Ugento. I pescatori stanno facendo un lavoro eccezionale: separano il pescato dalla plastica e grazie alla nuova normativa adesso possono riportare in porto la plastica raccolta in mare e mandarla a smaltire. Prima venivano multati se riportavano a terra i rifiuti raccolti durante la pesca perché per la legge diventavano loro stessi produttori di rifiuti».
«Sembra incredibile ma era così prima della legge Salvamare dell’ottobre
2019» dice Paolo D’Ambrosio, direttore dell’Area marina protetta di
Porto Cesareo in Puglia, assai sensibile al tema dell’inquinamento da
plastica e microplastica. «Noi come area marina protetta avevamo già
iniziato due anni fa a fare accordi con i 150 pescatori della marineria
di Porto Cesareo. Abbiamo realizzato un ecocentro recintato e
videosorvegliato dove i pescatori possono e devono smaltire i rifiuti
raccolti in mare. La regione Puglia sta facendo i sopralluoghi per
creare presto un ecocentro in ogni porto. Stiamo pensando a una serie di
incentivi per spingere i pescatori a raccogliere sempre di più la
plastica. Ogni anno nel mondo produciamo 300 milioni di tonnellate di plastica: di queste 13 finiscono nel mare.
Il 70% dei rifiuti vanno a finire in fondo al mare, quelli che
rimangono in superfice sono il 25% circa. Nel Mediterraneo non si
formano le isole di rifiuti come in Oceano ma il nostro è il mare più
inquinato di plastica di tutti. Il sud dell’Adriatico è un’area
predisposta per le correnti marine all’ accumulo di plastica
galleggiante».
Quanto possono aiutare davvero i pescatori in questa lotta impari contro la plastica?
«I
pescatori possono dare un contributo importantissimo anche se da solo
ovviamente non può bastare: occorre cambiare le nostre abitudini e
ognuno di noi, a ogni livello, dal diportista al pescatore dilettante al
semplice turista in spiaggia, può fare la propria parte. Senza
dimenticare il consumo consapevole: quando andiamo a comprare qualcosa
siamo attratti dal prodotto meglio confezionato, ce lo dicono ricerche e
studi. Ecco, noi dobbiamo essere più consapevoli quado facciamo la
spesa: evitare utilizzo di plastica monouso, cercare di comprare
prodotti con materiale riciclato, trovare prodotti con confezioni
semplici invece di imballaggi complessi più difficili da riciclare. Se
adottiamo tutti insieme questo modo di fare, possiamo cambiare anche le
produzioni delle multinazionali. Loro fanno i prodotti che noi
cerchiamo: se noi tutti da domani cerchiamo prodotti sostenibili, le
multinazionali si metteranno a produrli. Non va dimenticato che siamo
noi in massima parte che contribuiamo a inquinare».
«L’ultima
volta che sono andato all’Isola di Sant’Andrea davanti Gallipoli –
prosegue Francesco Sena – ho trovato un fiume di plastica. Sì, si nota
anche a vista d’occhio l’aumento esponenziale della plastica e dei
rifiuti: chiunque va in mare si trova davanti questa triste realtà. E
bisogna fare tutti qualcosa al più presto prima che ci sia tanta
plastica quanto pesce».
Sena ha iniziato a fare apnea molto presto.
A 18 anni ha iniziato a girare per i centri diving di mezzo mondo: nel
Mar Rosso una volta ha incontrato Umberto Pellizzari, atleta
straordinario che ha stabilito record mondiali in tutte le discipline
dell’apnea. Dopo un paio di anni, Pellizzari ha chiamato Francesco a
lavorare con lui: oltre a diventare suo allievo e collaboratore (nonché
amico), Sena è diventato lui stesso istruttore di apnea, ha fondato
l’Apnea Salento e d’inverno gira il mondo a tenere corsi (l’ultimo a
dicembre a Pechino).
Francesco è un uomo di mare, da sempre appassionato di apnea e pesca
sportiva, di vela e navigazione che ora sta spostando un’altra volta la bussola della sua vita: «Se alcuni anni fa pensavo quasi solo a fare tuffi sempre più profondi e a pescare, poi a studiare e insegnare l’apnea che è una disciplina complessa e affascinante, sia fisica che psicologica, adesso – anche grazie ai video che posto sul mio canale Youtube o alle visite di tante persone sui miei profili social – ho capito che volevo e dovevo allargare l’orizzonte e divulgare quello di cui sento sempre più l’esigenza: l’amore e il rispetto per il mare e per l’ambiente».
CORRIERETV
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