Il carnevale del governo

Anche l’ultimo freno inibitorio si è rotto, in questo carnevale anticipato del governo. Un partito, quello di Renzi, che, dopo aver minacciato una mozione di sfiducia al guardasigilli lunedì scorso, sulla giustizia vota stabilmente con le opposizioni, contro il “suo” governo e assieme al “Matteo sbagliato”, spedito oggi a processo per sequestro di persona. Un altro che si prepara a scendere in piazza contro il “sistema” di cui ormai fa parte, e dunque contro se stesso. Interessante la location, una piazzetta che si riempie solo con le scorte e le auto blu dei ministri presenti, non lontana da palazzo Chigi e da quel balcone dove fu “abolita la povertà”. Il presidente del Consiglio, novello Conte Zio, che tra un infruttuoso “troncare” e un altro infruttuoso “sopire”, alla vigilia dell’ennesimo consiglio dei ministri notturno, certifica la sua impotenza nell’assenza di uno straccio di iniziativa politica.

In altri tempi, quando la politica aveva una sua logica e una sua grammatica, per molto meno si sarebbe preso atto di una crisi oggettiva. E invece ci si prepara a un nuovo capitolo della storia infinita: un disegno di legge sulla prescrizione, su cui già si sa che un pezzo della maggioranza è contraria, tanto non succede niente. È il carnevale di una vittoria di Pirro che si nutre di paradossi. Perché è vero che Renzi ha incassato ciò che sembra una vittoria tattica: stoppato l’emendamento al mille-proroghe che avrebbe dovuto recepire il lodo Conte, stoppata anche l’ipotesi di un “decreto ad hoc”, può dire “senza di me non si va avanti”. Il che rappresenta, dal punto di vista dell’Io, un bel compiacimento.

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