Dietro lo scontro tra Iv e Conte ci sono nomine e voti moderati
Ma si avverte qualche scricchiolio anche nelle file renziane. La prospettiva che la caduta dell’esecutivo porti non alla nascita di un nuovo governo ma alle urne, fa paura: tanto più a una formazione nuova; inchiodata nei sondaggi ampiamente sotto il cinque per cento; e timorosa di perdere parlamentari e ruolo. Dietro le rivendicazioni orgogliose della propria funzione moderatrice rispetto alla tenaglia M5S-Pd, si indovina il dubbio di ritrovarsi di colpo attaccati dagli alleati.
Il timore è che Palazzo Chigi e il Pd possano tentare prima o poi di spaccare il gruppo parlamentare di Iv. La sensazione è che il vero scontro non sia tra Zingaretti e Renzi, nonostante la scissione . Il conflitto, che si declina nel futuro come competizione elettorale, sembra riguardare Iv e Conte: sia in vista di una serie di nomine, sia per un futuro nel quale il Pd potrebbe allearsi col premier, vedendolo a capo di una lista di centrosinistra. Conte entrerebbe nello spazio che Iv sta cercando di riempire, senza finora il riscontro dei sondaggi.
Da qui nasce la strategia della guerriglia nei confronti del governo, e l’insistenza a accreditarlo come estremista, smarcandosi a intermittenza. E, in modo simmetrico, nello stesso modo si spiega la durezza delle risposte di Conte. Il premier che alla domanda se si fidi di Renzi, replica di non volersi fare influenzare dai «personalismi»; e il capo di Iv che lo sfida: «Se vuole cacciarci faccia pure», sono istantanee di una guerra dei nervi che può diventare formale in ogni momento; che potrebbe anche non scoppiare mai. Ma che comunque fa male al Paese.
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