La gabbia
Dunque, nel suo “ultimo post” sulla prescrizione, Matteo Renzi fa sapere che voterà la fiducia al mille-proroghe e che, con lo spirito dell’“alleato” e non del “suddito”, non rinuncia alla battaglia sulla prescrizione, quando sarà. Battaglia che, un po’ come la rivoluzione per Gaber, si celebrerà “oggi no, domani forse, dopodomani sicuramente”. Perché lo strumento scelto, il disegno di legge sulla riforma del processo penale, si discuterà chissà quando. Ecco, ancora una volta, l’asse politico dominante del governo è il rinvio, con la paradossale conclusione (per Renzi) che resta la legge vigente, quella Bonafede, in nome della quale è stata ingaggiata la madre di tutte le battaglie.
La vicenda è paradigmatica di una legislatura diventata una “gabbia”: un involucro, dentro il quale il governo di turno produce i suoi conflitti, in una dimensione separata dalla realtà e dalle sue urgenze. La tenzone non è né sul Pil, né sulle politiche per il lavoro, né sul Coronavirus o sull’immigrazione, su nessuno dei gridi di dolore o delle emergenze reali che si levano dal paese verso il Palazzo. Ma si consuma in una dimensione di estraneità su una roba incomprensibile come lo stop alla prescrizione per chi è condannato dopo due gradi di giudizio.
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