Coronavirus, Ilaria Capua: «Africa a rischio, ma questo morbo girerà il mondo»
La cronaca quotidiana, dedicata al coronavirus, continua a suscitare ansie nel pubblico e invita a consultare gli esperti per avere qualche chiarimento in più.
Questa volta ci risponde Ilaria Capua, famosa per avere deciso, nel 2006, quando lavorava all’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, di rendere pubblica la sequenza del virus dell’influenza aviaria (sfidando le chiusure della comunità scientifica internazionale). Fu poi messa alla gogna, da certa stampa, con l’accusa (infondata) di «trafficare in virus» (ma si trattava di normali scambi di materiali di studio). Poi è emigrata negli Stati Uniti dove oggi dirige, all’Università della Florida, l’One Health Center of Excellence dove si studia la salute umana, ma anche quella animale. E da li ci risponde.
Due nuove
notizie, dottoressa Capua: il primo caso di coronavirus in Egitto, che
ha quindi messo piede nel continente africano. E il primo morto in
Francia, un paziente cinese di ottant’anni.
«Queste
notizie non stupiscono: il virus si diffonde. Il caso francese è
comprensibile perché si tratta di una persona anziana, più fragile nei
confronti del virus. Quello che più preoccupa è l’Africa, a partire dal
Cairo che è una megalopoli con milioni di persone, a volte nemmeno
censite. E poi tutto il continente dove buona parte della popolazione è
povera, malnutrita, già soffre di altre malattie infettive come la
malaria, la tubercolosi o le infezioni da Hiv (il virus dell’Aids) che
la rendono più fragile».
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