“Manca un discorso di verità agli italiani”. Intervista a Ferruccio De Bortoli

De
De Bortoli

Si considera un patriota, non un sovranista: “La differenza è che il primo ritiene che gli interessi dell’Italia siano più garantiti se il Paese assume un ruolo serio e responsabile nella costruzione dell’Unione Europea, anziché – come fa il secondo – credere che esista una scorciatoia isolazionista in politica estera, che invece danneggerebbe il Paese”. Da ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli – 66 anni, editorialista, saggista – pensa di aver commesso un errore: “Un pezzo della classe dirigente italiana, me compreso, quando ero alla guida del Corriere, ha pensato – sbagliando – che il vincolo esterno europeo potesse servire a correggere i nostri difetti, aiutandoci a fare delle cose che da soli non saremmo riusciti a fare. Le opinioni contrarie a questo milieu europeista sono state marginalizzate, considerate culturalmente non proponibili, indegne di far parte del dibattito politico. Involontariamente, questo tipo di europeismo, troppo esclusivo, aristocratico, lontano dal sentire popolare, ha alimentato un’opposizione sovranista ostile sia all’Europa, sia all’euro, considerati, rispettivamente, una costruzione politica oligarchica e una moneta al servizio degli interessi delle banche”.

Insieme a Salvatore Rossi, ex direttore generale della Banca d’Italia, De Bortoli ha scritto un libro – La ragione e il buon senso. Conversazione patriottica sull’Italia (Il Mulino) – che riflette sulla crisi politica ed economica italiana, uscendo dalla prigione dell’attualità immediata e ragionando, invece, sull’attualità permanente: “È una distinzione che formulò Alberto Ronchey e che trovo pertinente. Noi giornalisti – e questa è un’altra autocritica professionale – ci occupiamo troppo dell’attualità immediata: la frase di un politico, l’episodio curioso, ciò che fa discutere un giorno e poi si dimentica in fretta. La chiamerei, parafrasando Milan Kundera, l’insostenibile leggerezza della cronaca quotidiana”. Invece, nel suo libro, De Bortoli si occupa dei problemi cronici del nostro paese, quelli che rimangono immutati nonostante cambino i governi, i partiti, le leggi finanziarie, i sussidi.

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