“La febbre mi faceva arrabbiare. Ho avuto paura, ma panico mai. Il viaggio in barella? Surreale”
Non si è mai perso d’animo Niccolò:
“Ho pensato di doverla prendere come una lezione della vita e sapevo di non essere solo, che un sacco di persone mi stavano aiutando. La seconda volta mi sono arrabbiato, non era possibile, ancora la febbre che io non mi sentivo di avere”.
Il ragazzo racconta di
essere capitato in Cina “per caso”. Era lì da agosto, per il programma
Intercultura. Poi, mesi dopo, l’allarme per il Coronavirus e, infine, il
viaggio di ritorno in Italia:
“Non è stato scomodo, ero lì disteso sulla barella, chiuso e ho dormito per 10 ore, quasi tutto il viaggio, mi sono svegliato poco prima di atterrare a Pratica di Mare. Diciamo che è stato un po’ surreale, mica ti capita tutti i giorni di essere trasportato in biocontenimento”.
L’HUFFPOST
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