Roma, sepolcro di Romolo: il mistero del sarcofago ritrovato
Ora siamo pronti a partire con nuovi e importanti progetti. Penso alla campagna di scavi sulle pendici meridionali del Palatino e nell’area sulla quale affaccia la Curia Iulia, la sede del Comizio, ritenuto nella leggenda sede della tomba di Romolo».
Tutto bene? Ci sono molti «ma». Il primo, molto autorevole, arriva da Andrea Carandini, grande archeologo, per anni impegnato negli scavi sul Palatino, già professore di Archeologia e storia dell’arte greca e romana a La Sapienza e autore con Paolo Carafa dell’accuratissimo The Atlas of Ancient Rome: Biography and Portraits of the City (Princeton University Press, 2017). Sostiene Carandini: «Penso sia sbagliato che lo Stato proceda a scavi così importanti e non li pubblichi, mettendoli a disposizione per un dibattito scientifico. Gli annunci clamorosi, a mio avviso, servono a ben poco. In questo caso sarebbe più giusto parlare di un ritrovamento di ciò che era noto, non di una nuova scoperta. Opera meritoria, ne sono molto contento. Ma è bene sottolineare che il corpo di Romolo, quando venne ucciso, venne sparso a pezzi per tutta la città. Si potrebbe eventualmente parlare di una ricostruzione, di un luogo dedicato al culto molto tempo dopo la sua scomparsa». E qui Carandini apre un’altra pagina: «Vorrei ricordare che Paolo Carafa, nella sua opera Il Comizio di Roma dalle origini all’età di Augusto, del 1997, spiega bene dove le fonti collochino il luogo della morte di Romolo e della sua possibile sepoltura. Ovvero di fronte alla Curia Hostilia, il più antico luogo di riunione del Senato Romano, che oggi di fatto coincide con la Chiesa dei Santi Luca e Martina. Lì davanti venne ucciso Romolo».
Un giallo archeologico che risale al 716 avanti Cristo, anno in cui morì Romolo. Almeno su questo, nessuna discussione.
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