Matteo contro Matteo con un obiettivo comune
di Antonio Polito
Matteo Renzi ci sta dimostrando in queste ore che le vicissitudini del suo passato non erano frutto di un «cattivo carattere», come pure si è benevolmente detto, ma bensì di un preciso modo di concepire la lotta politica. Poiché è uno stile che condivide con l’altro Matteo della politica italiana, e non si sa mai se è nato prima l’uovo o la gallina, forse si può provare ad analizzare questo matteismo-leninismo che domina ormai da anni il discorso pubblico nel nostro Paese, quotidianamente in attesa di scoprire chi asfalterà chi, ma perennemente incerto su chi governerà dopo. Non se ne abbiano a male i fan di entrambi, facili all’offesa quando si paragona il loro leader all’altro, considerato il male assoluto; ma per quanto in questa fase Matteo S. sia allo zenit della sua parabola e Matteo R. al nadir del suo consenso, in passato fu il contrario, e molto li accomuna. Del leninismo condividono entrambi una visione dinamica, leaderista e giacobina, rivoluzionaria della lotta politica. Che si risolve nel momento della presa del potere. Che non fa prigionieri.
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