Nomine, come funziona la guerra del potere: da Eni alla Rai ecco i candidati dei partiti
di Emiliano Fittipaldi
Sui giornali, sui social e nei talk la politica italiana inscena la
solita tragicommedia basata su false minacce di crisi, promesse di una
sempre imminente “fase 2” del governo ed equilibrismi funambolici per
tenere in piedi un esecutivo nato claudicante. Invece, qualche giorno
fa, nell’ufficio di Riccardo Fraccaro quelli che comandano davvero hanno
aperto un grande tabellone, si sono seduti intorno a un tavolo di
legno, hanno preso le loro pedine e hanno cominciato a giocare al gioco
del potere. Quello vero.
È proprio nella stanza di Palazzo Chigi del sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio che i referenti dei partiti di maggioranza e
gli addetti alle nomine stanno trattando il futuro delle aziende di
Stato, disegnando la nuova mappa del deep state italiano. Tra grandi e
piccole partecipate pubbliche sono infatti in scadenza poco più di 300
poltrone tra amministratori delegati, presidenti e membri di cda, a cui
si aggiungono una cinquantina di posti nei collegi sindacali.
Oltre a big come Eni, Enel, Poste, Leonardo, Enav e Terna ci sono anche
le authority, scandalosamente in prorogatio da un anno e mezzo, e altre
aziende come la Rai che, seppur senza manager in scadenza, potrebbero
essere rivoltate come un calzino.
Insomma, da qui a fine giugno si prospetta un’abbuffata da record,
decisiva nell’assetto futuro del potere nazionale. Analizzare la partita
ai raggi X permette di capire chi decide davvero, e chi conta qualcosa
dentro (e fuori) il palazzo.
Totonomine, chi sale e chi scende
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