Commercio in crisi, saracinesche giù nei centri storici. In 10 anni chiusi 70mila negozi
Per quanto riguarda l’analisi delle varie categorie, crescono nei centri storici negozi di computer e telefonia (+25,6%), così come le farmacie (+40,6%). In calo invece i negozi di libri e giocattoli (-25,9%), di mobili e ferramenta (-25,2%), di vestiario e calzature, (-17,1%).
Dal rapporto viene fuori, però, anche la crescita del settore ricettivo e della ristorazione. Alberghi, bar e ristoranti segnano complessivamente un +16,5%, pari a 49 mila nuove attività, tra le quali risulta molto forte lo street food e il take away.
Stesso trend anche nei centri storici, dove si registra un crescita del 20,9%. Netta l’analisi del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli: “Città con sempre meno negozi sono ormai una patologia, soprattutto per la concorrenza del commercio elettronico e il perdurare della crisi dei consumi. Serve un piano nazionale per la rigenerazione urbana. Bene dunque il bonus facciate che va in questa direzione”. Ma, come se non bastasse, alle criticità del settore si aggiunge anche l’epidemia di coronavirus: “Gli effetti rischiano di mettere in ginocchio interi comparti economici del nostro Paese. Penso soprattutto al comparto del turismo e della ristorazione, con impatti sul Pil di almeno tre decimi di punto”.
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