Coronavirus, in Veneto la prima vittima, Adriano Trevisan, 78 anni. Venti contagiati in Italia. Conte: “Nuove misure”



Due mesi dopo il primo caso registrato a Wuhan, il coronavirus esplode anche in Italia non senza allarmismi: ieri due treni a Milano e a Lecce sono stati bloccati per gli accertamenti su alcuni casi sospetti tra i passeggeri. Intanto, il manager tornato dalla Cina lo scorso 21 gennaio e indicato come ‘paziente zero’, possibile causa del contagio del 38enne ricoverato in gravi condizioni a Codogno, assicura: “Sono sempre stato bene”.

Sono centinaia tuttavia le persone che hanno avuto contatti diretti con i diciotto casi accertati in Italia e sono in attesa di conoscere i risultati dei test e più di 50mila cittadini in provincia di Lodi sono, di fatto, in quarantena a casa loro. “Manteniamo altissima la linea di precauzione – prova a rassicurare il premier Giuseppe Conte – Dovete fidarvi, stiamo adottando tutte le iniziative necessarie per la popolazione, niente allarmismo sociale e niente panico”.

Il ministro della Sanità Roberto Speranza assicura: “Siamo convinti che il servizio sanitario nazionale sia all’altezza di questa sfida“. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio esorta il Paese “all’unità, perché sono ore delicate”. Giorgia Meloni, leader FdI, ha dato la sua disponibilità “a dare una mano”. Matteo Renzi è sulla stessa linea: “Con l’emergenza tutti sostengano il Governo”. FI assicura “piena collaborazione”. Ma Matteo Salvini attacca: “I contagi aumentano, bisogna blindare i nostri confini”.

È prevista per oggi alle ore 9 una nuova riunione della Protezione civile in Veneto presieduta da Zaia. Alle 12 si riunirà a Roma la Protezione Civile alla presenza del premier Conte per affrontare gli ultimi sviluppi sul virus di Wuhan. Il commissario per l’emergenza coronavirus, Angelo Borrelli, ha spiegato che sono già state individuate “due strutture su Milano e Piacenza per 150-180 persone in totale” per l’isolamento delle persone entrate in contatto con chi è stato colpito. “Non abbiamo nessuna difficoltà ad individuare le strutture di cui avessimo bisogno”.

Conte: “Pronti a valutare nuove misure”

“Abbiamo preso tutte le misure e siamo disponibili a valutarne ulteriori, se necessarie”. Così il premier  al termine della riunione straordinaria alla Protezione Civile. “Rassicuriamo tutta la popolazione – ha aggiunto – al momento abbiamo messo in quarantena tutte le persone che sono venute in contatto con i casi certificati positivi”.

“Abbiamo assunto le misure di massima precauzione e livello precauzionale – ha aggiunto il premier – non è il momento di sollevare perplessità o rimproverarci qualcosa. C’è da mantenere un costante monitoraggio e la disponibilità nel caso a rivedere queste misure per implementare l’efficacia”.

Speranza: “Siamo all’altezza di questa sfida”

“Siamo convinti che il Servizio Sanitario Nazionale Italiano sia all’altezza di questa sfida. Abbiamo fatto un lavoro di screening molto accurato per verificare ad uno ad uno i contatti di queste persone risultate positive. Li stiamo verificando con i tamponi e pensiamo che questa sua la modalità più efficace per contenere l’avanzamento del virus”. Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza al termine del vertice sul coronavirus alla Protezione Civile. Poi ha aggiunto: “Siamo al lavoro per una nuova ordinanza da sottoscrivere con la Regione Veneto, l’obiettivo è contenere in aree limitate l’epidemia”. Il provvedimento sarà simile a quello già in atto per i Comuni del lodigiano.


Salvini: “Blindare, bloccare”

“Una preghiera per la prima vittima italiana del Coronavirus e un pensiero alla sua famiglia. Forse ora qualcuno avrà capito che è necessario chiudere, controllare, blindare, bloccare, proteggere?”. Lo scrive su Twitter il leader della Lega, Salvini.

Si cerca il primo “portatore” del virus

Non è ancora stato individuato con certezza il ‘portatore’, o i portatori del virus. Che, dunque, potrebbero aver contagiato altre decine di persone in diverse parti d’Italia. È noto, invece, il ‘caso indice’: Mattia, un 38enne di Codogno che martedì 18 si è presentato all’ospedale con sintomi influenzali ma che, al termine della visita, è stato rimandato a casa. Il giorno dopo l’uomo è tornato e questa volta è stato ricoverato fino a giovedì sera, quando i test hanno dato il responso: positivo al coronavirus.

L’ipotesi prevalente è che possa esser stato contagiato durante una cena con un suo amico. Quest’ultimo, un italiano che lavora per la ‘Mae’ di Fiorenzuola d’Arda, in provincia di Piacenza, è rientrato dalla Cina il 21 gennaio. Agli inizi di febbraio, tra l’1 e l’8, ha accusato dei sintomi influenzali e proprio in quei giorni ha incontrato il 38enne. L’uomo è però risultato negativo ai test, il che può significare solo due cose: o non è lui il portatore o ha avuto il virus, è guarito e ha sviluppato degli anticorpi. Lo diranno i risultati degli esami del sangue in corso allo Spallanzani.

Immediato è scattato l’isolamento al Sacco di Milano. Ma era già tardi. Nei giorni precedenti il 38enne ha infatti condotto la vita di tutti i giorni, incontrando decine di persone: è andato al lavoro, nel reparto amministrazione dell’Unilever di Casalpusterlengo, ha partecipato a due corse – una mezza maratona a Santa Margherita Ligure il 2 febbraio e una il 9 con la sua squadra a Sant’Angelo Lodigiano – ha giocato a calcetto, è stato ad almeno tre cene e incontri di lavoro.

La diffusione del virus di Wuhan da Mattia, il 38enne di Codogno

Dal 38enne il virus si è diffuso in almeno altre 14 persone: la moglie, un’insegnante che è in maternità e solo per questo non ha avuto contatti con gli studenti, un suo amico con cui corre abitualmente, 5 tra medici e sanitari e 3 pazienti dell’ospedale di Codogno, 3 anziani tra i 70 e gli 80 anni clienti di un bar gestito dal padre dell’amico corridore ed una quattordicesima persona di cui non si sa niente, se non che non è il medico di base che aveva visitato il 38enne.

Sono tutti in condizioni “serie” dicono i medici. “Nostro figlio è gravissimo – confermano i genitori del 38enne, in autoquarantena a casa – è intubato, è una cosa penosa, siamo distrutti”.

Il lavoro che si sta facendo ora è ricostruire tutti i contatti avuti da queste persone. Che sono centinaia se non migliaia. Tanto per essere chiari: solo il 38enne ha avuto rapporti con 120 colleghi dell’Unilever, 70 tra medici e personale sanitario e 80 persone che fanno parte della sua più stretta cerchia, a partire dai 40 della sua squadra di corsa.

Manager: “Io paziente zero? Sono sempre stato bene”

“Dicono che sono il paziente zero, ma non mi trovano niente. Non è detto che, perché sono stato in Cina, devo aver preso io il coronavirus”. Così il manager tornato dalla Cina lo scorso 21 gennaio e indicato come possibile causa del contagio del 38enne ricoverato in gravi condizioni a Codogno. “Con Mattia abbiamo fatto due cene e abbiamo preso una birretta – ricorda l’uomo a Milanotoday – ma sono sempre stato bene, solo un accenno di raffreddore che non è sfociato in influenza. Fino a ieri sera alle 11 mangiavo e bevevo, non sapevo niente di questo virus”.

È stato proprio l’amico 38enne a dare ai medici il nome e il numero di telefono del manager. “Nella notte sono venuti a prelevarmi e mi hanno portato al Sacco”. Il test, a cui è stato subito sottoposto, è risultato negativo. “Come me lo spiego? Non mi spiego niente – dice ancora – Parlo con i medici per telefono, ma ho più notizie dalla televisione”. “Il mio stato d’animo? C’è un mio amico che rischia di morire”, dice il manager, preoccupato anche per i famigliari. “Voglio sapere il responso del tampone sui miei genitori”. L’esame è stato fatto anche dalle due sorelle e dal nipote.

Le misure restrittive (e tardive) della Regione

Solo dopo la diagnosi del 38enne di Codogno, la Regione, d’intesa con il Governo, non ha potuto far altro che far scattare una serie di “misure restrittive” in 10 comuni, un’area dove abitano 50mila persone. Casalpusterlengo, Codogno, Castiglione d’Adda, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e Sanfiorano sono in isolamento. “Il piano adottato prevede scelte forti” spiega il ministro della Salute Roberto Speranza elencandole: una permanenza domiciliare ‘obbligatoria’ e la sospensione di ogni manifestazione pubblica, di attività commerciali, lavorative, sportive e scolastiche.

“Dobbiamo trattenere il virus dentro quell’area” dice ancora Speranza che poi conferma le misure già adottate: obbligo di quarantena “fiduciaria” per chi torna dalla Cina, e sorveglianza attiva per chi è stato nelle aree a rischio, con obbligo di segnalazione alle autorità sanitarie al rientro in Italia. Sono inoltre già pronte anche due caserme della Difesa a Milano e Piacenza con 180 posti, per accogliere chi dovrà andare in quarantena. E non è escluso, lo ha ribadito anche oggi il Commissario Borrelli, che possano essere requisiti anche degli alberghi.


Il fronte veneto: chi ha contagiato Trevisan?

 Ma c’è un altro fronte. Quello del Veneto. Due anziani di Vò Euganeo di 78 e 67 anni sono risultati positivi ai primi test e sono stati ricoverati all’ospedale di Padova. Il 78enne, però, non ce l’ha fatta ed è morto nella tarda serata. I due, ha detto il governatore Zaia, non sono mai stati in Cina e non hanno avuto contatti con persone rientrate dal paese asiatico. Anche in questo caso bisognerà capire come sono stati contagiati.

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